C'è la crisi. Ma noi ci siamo? Di Carlo Loccarini
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Ma, attenzione. Questa tornata delle primarie sarà diversa da tutte le altre. Infatti non sancirà l’investitura, quasi plebiscitaria, di un candidato che si sapeva già che sarebbe risultato vincente, come successe con Prodi e Veltroni.
{affiliatetextads 1,,_plugin}Ora, la partita si presenta molto più aperta e, soprattutto, i cittadini potranno scegliere tra analisi politiche diverse, tra opzioni diverse, tra diverse proposte di programma, perché le ricette di Vendola su vari punti, anche fondamentali, non coincidono con quelle di Bersani o di Chiamparino, o di Di Pietro, o di qualche “rottamatore”, o di altri che vorranno presentarsi. E alle primarie questa varietà di posizioni dovrà essere estremamente chiara, perché si voterà una persona, ma, ancora di più, un programma, cioè la risposta alla crisi che morde l’intero Paese, crisi economica, ma anche profonda crisi culturale.
Quale nuovo modello di sviluppo, quale politica del lavoro, quali scelte sullo scacchiere internazionale? Come verranno affrontate le questioni della scuola, della cultura, della ricerca? Quali risposte ai temi cosiddetti eticamente sensibili e quale concetto di laicità dello Stato? Quali interventi nel campo dei problemi sociali, dell’immigrazione, della difesa dell’ambiente e dei beni culturali, dell’energia, quale idea della politica, della partecipazione?
Abbiamo chiaro questo percorso o ci attardiamo a prefigurare governi tecnici, invernali diremmo, invece che estivi o balneari, con alleanze strane ed improponibili?
La legge elettorale è una vergognosa “porcata”? Speriamo di trovare un accordo per cambiarla, ma, forse, non dovremmo temere il premio di maggioranza se ci presenteremo uniti in un Ulivo nuovo, il marchio, forse ancora, più amato dagli Italiani. Con la scelta dei candidati attraverso le primarie, a qualsiasi livello, e non in ristretti gruppi dirigenti, saranno rese concrete, per tutti, trasparenza, democrazia e partecipazione.
E’ un percorso difficile da compiere. Richiede grandi capacità di sintesi unitarie e condivise, responsabilità e correttezza assolute nell’eventuale ed auspicata azione di governo, per non ripetere vicende tristi, avvilenti, autolesionistiche per noi e dannose per tutto il Paese.
Allora bisogna partire subito, creando nel Paese, come abbiamo detto tante altre volte, un’atmosfera di discussione, di dibattito, di fattiva partecipazione, di reciproco ascolto ed, infine, di convinta condivisione di scelte e di programmi. Esiste, forse, un’altra strada perché la sinistra possa pensare di tornare a vincere?
{affiliatetextads 2,,_plugin}L’11 dicembre il PD ha indetto, a Roma, una grande manifestazione (intanto partecipiamo tutti a quella della CGIL del 27 novembre). Ci sarebbe il tempo, se c’è la volontà, per definire un percorso ed una piattaforma comune di obiettivi e, quindi, una partecipazione larga di tutto il centrosinistra. Potrebbe essere un segnale importante. Il nuovo inizio per l’Alternativa, per la rinascita del Paese.
Da soli nessuno va da nessuna parte.