“Soltanto la malafede – ha detto Vendola – può impedire di vedere il dato storico che presentiamo oggi. È il risultato di una legge che abbiamo voluto, ma che è stata molto contrastata, perchè sfuggiva alla logica di chi dice che bisogna o scegliere le ragioni del lavoro, o preferire la causa dell’ambiente, o militare per il diritto al reddito o militare per il diritto alla salute; in un’antica contrapposizione ideologica tra un ambientalismo che non vede il tema dell’occupazione, della crescita e dello sviluppo economico e un industrialismo cieco che non vede i problemi dell’impatto ambientale e sanitario”.

Sino al 1994, erano funzionanti due impianti di agglomerazione, AGL1 e AGL2, con emissione annua stimata di diossine di circa 800 grammi. Nel 2008 è stata approvatala legge regionale n. 44 sulle diossine che ha fissato il limite entro dicembre 2010 di 0.4 ngTEQ/Nm3. “Si può cambiare la fabbrica? Questo è il tema – ha continuato Vendola – che abbiamo posto al Gruppo Riva. Noi abbiamo risposto che si deve cambiare la fabbrica. Abbiamo così costruito un percorso epocale, prima proponendo i cento punti qualificanti che dovevano, a nostro giudizio, ispirare la riscrittura del piano industriale, e poi approvando con coraggio quella legge che in due anni imponeva all’Ilva di portare le emissioni di diossina da 8-9 ng/Nm3 a 0,4ng/Nm3”.


I risultati dei rilevamenti parlano chiaro: i valori medi misurati nel corso del 2011 sono nettamente più bassi dei limiti inferiori dei range indicati nel documento europeo sulle migliori tecniche disponibili (0.5 ng/Nm3) e consentono di considerare risolti i problemi ambientali dovuti alle attuali emissioni della principale sorgente di diossine a Taranto.

“È un risultato di straordinaria importanza – ha continuato Vendola – che ci consente oggi di poter dire non soltanto che abbiamo voltato pagina, ma che abbiamo raggiunto l’obiettivo che era dentro la legge. Lo abbiamo fatto ignorando le fumisterie polemiche che vedono nella città di Taranto dei professionisti particolarmente virtuosi, preferendo guardare gli interessi dei cittadini di Taranto e di tutti i pugliesi”.
“A chi chiede conto del fatto – ha concluso Vendola – che oggi ci saranno comunque conseguenze per la salute dei cittadini a causa delle diossine, vorrei dire che il beneficio che abbiamo introdotto con l’ambientalizzazione degli apparati produttivi dell’Ilva non riguarda il passato, ma il presente e il futuro della città: da oggi non avremo più quella enorme quantità di veleno che per decenni e decenni è stata buttata fuori dai camini dell’Ilva. Tuttavia, con questa legge non abbiamo bonificato il territorio. Se prima non vengono rimosse le sorgenti attuali di inquinamento è difficile pensare ad una bonifica del territorio.

Le bonifiche fanno parte di un’altra partita che noi abbiamo aperto su Brindisi e Taranto e che abbiamo parzialmente chiuso su Manfredonia, passando in quel caso, da un’emergenza ad un’eccellenza.
I risultati che presentiamo oggi sanano i nostri conti con il futuro, mentre i conti con il passato vanno risanati con un’altra prospettiva che è quella di avere le risorse sufficienti per fare la bonifica integrale del sito inquinato di interesse nazionale di Taranto”. Anche secondo l’Assessore Regionale all’Ecologia Lorenzo Nicastro “ i dati che presentiamo oggi consegnano finalmente alla città di Taranto una prospettiva di sviluppo che sappia coniugare ambiente e crescita economica”.