Teatro dei Veleni: appuntamento al 4 Gennaio a Lecce dopo il "teatro in carcere" presso la casa circondariale di Lecce
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L'allestimento si propone come una riflessione collettiva sugli assetti attuali della persona e sul suo agire sociale.
con
Sonia Aiuto Cagnazzo A.Maria Colagiorgio Giuseppe Linciano Roberta Manieri Serena Marcucci M. Grazia Metrangolo Francesco Provenzano Daniela Semeraro M. Grazia Sow Adama
Progetto P.O.N. G1-FSE-2009-332 modulo 'Le città visibili'
Centro Territoriale Permanente per l' Educazione in età adulta
Centro Risorse Interculturali di Territorio
Scuola Statale di I Grado 'Dante Alighieri'
4 gennaio ore 18,30
Ex Convitto Palmieri- Lecce, Ingresso libero e gratuito
Intanto il 9 dicembre presso il teatro della Casa Circondariale di Lecce, ha avuto luogo la manifestazione conclusiva del laboratorio teatrale 'Radames II'. Il progetto, condotto dalla Dott.ssa Alessandra Cocciolo Minuz con la collaborazione della Dott. Rossana Colonna ( Teatro dei Veleni) e del Prof. Giovanni Caputo, è stato organizzato dalla Scuola Secondaria di Primo Grado 'Dante Alighieri' di Lecce.Il percorso del laboratorio teatrale ha coinvolto sedici detenuti semiliberi, accompagnandoli alla scoperta del teatro e delle tecniche d'attore ed ha prodotto '...la solita storia!', tratto da 'L'eccezione e la regola' di Bertold Brecht.
{affiliatetextads 1,,_plugin}Questo spettacolo è nato dall' esigenza di dar voce ai bisogni inespressi e alle riflessioni più intime, proprie di chi vive quella quotidianità intrisa di pregiudizio e falso buonismo. In scena il mercante diviene il simbolo della consuetudine 'malata', responsabile di agonie e immobilità sociali, ed è forte il rimando alla condizione culturale e sociale contemporanea del nostro paese. L'allestimento, per la regia di Alessandra Cocciolo Minuz, si concentra su quelle attitudini umane valevoli di condanna perchè votate a umiliare e vessare il 'debole' ed il 'diverso' ma, le vicessitudini sceniche sono molto lontane dall'ovvietà e dal prevedibile, anzi, le azioni ed i ritmi che ne susseguono, incalzanti e coinvolgenti, catturano lo spettatore in un vortice di emozioni disparate.
I corpi degli attori appaiono maestosi nella loro fisicità e la plasticità che traspare, evidenzia un percorso molto ben curato, tanto da sottolineare una presenza scenica al di sopra di ogni più rosea aspettativa. Gli attori italiani, albanesi, senegalesi, ghanesi dialogano nelle lingue madri, accomunati dal desiderio di comunicare ' a gran voce' i dolori, le angosce, ma anche le speranze di questo tempo. Il messaggio, chiaro e diretto, lascia l'amaro in bocca: il pregiudizio smorza, sul nascere, ogni apertura ed ogni scoperta, rendendo sterile quel confronto che rimane alla base del processo di crescita e maturità personale e collettiva.