Volantinaggio della Lega Uomini Vittime di Violenza: a Bari per la tutela della figura maschile

In data 19 aprile 2025 si è svolto a Bari il volantinaggio organizzato dalla Lega Uomini Vittime di Violenza (LUVV).

È sempre più difficile far emergere la situazione drammatica in cui versano Uomini, Ragazzi maschi, Bambini maschi e padri che, ancora oggi, si ritrovano ad essere vittime di violenza domestica e di genere, violenza che è fisica, sessuale, economica, psicologica ed anche giuridica.

Infatti, il numero di abusi sugli uomini, secondo la maggioranza delle ricerche e degli studi, in gran parte svolti all'estero perché in Italia manca una statistica ufficiale, è pari a quello delle donne.

Gli uomini sono anche coloro ai quali vengono tolti i propri figli per via di leggi applicate male, quando non inique e scellerate, denunce false e strumentali (soprattutto in fase di separazione e divorzio), ingiusto allontanamento, o persino detenzione, che provoca rifiuto genitoriale immotivato dovuto al plagio dei figli da parte dell'ex coniuge.

Inoltre, a parità di reato, sono sempre gli uomini ad essere sospettati, fermati, arrestati, condannati e incarcerati più spesso e più a lungo, de facto alterando le statistiche ufficiali dei crimini violenti, per colpa di un sentimento sessista antimaschile che si sta sempre più diffondendo nella nostra società e che, come un virus, intacca anche il sistema giuridico.

Per questi motivi la nostra iniziativa è stata organizzata al fine di sensibilizzare su queste tematiche, tristemente controverse, ma che travolgono vite vere di Uomini, Ragazzi e Bambini maschi. Molti di loro subiscono quotidianamente abusi, da quelli psicologici a quelli molto più gravi come sessuali o fisici,  e si trovano invischiati in un sistema che non li incoraggia a parlare del proprio dolore e, rispetto ai loro problemi, rimane in silenzio o minimizza.

 
Parliamo di vittime di suicidio (a maggioranza uomini), omicidio (le cui vittime sono in maggioranza uomini), senzatetto quasi tutti uomini, tra cui padri che perdono tutto e sono costretti a vivere in macchina o senza fissa dimora, morti sul lavoro (i lavori faticosi e pericolosi sono svolti in quasi totalità da uomini), o semplicemente vittime maschili di violenza che si trovano la porta sbattuta in faccia davanti ai servizi antiviolenza, che vengono derisi, non creduti o addirittura arrestati, come vittime, al posto delle loro carnefici, spesso autrici di false denunce.

Rappresentiamo anche uomini vittime di frodi di paternità, uomini costretti a riconoscere figli non voluti dopo che le partner hanno mentito sul prendere la pillola o hanno bucato loro i contraccettivi, uomini che vengono privati della casa pagata con i propri risparmi sudati di anni di lavoro usurante, e separati dai figli che vorrebbero tanto riabbracciare più spesso. 

Siamo la voce di uomini sminuiti e umiliati dalle partner davanti ai figli, in presenza di conoscenti e nel privato.

Aiutiamo a mettere insieme i cocci di questi uomini distrutti che non vengono creduti e che sono vittime, non solo delle loro e dei loro carnefici, ma anche della falsa e millenaria convinzione secondo cui un uomo in quanto tale sia una "non-vittima" che può subire e sopportare di tutto, che non deve permettersi di piangere o lamentarsi e al quale non andrebbe rivolta empatia e compassione, anche se alle volte in uno stato di estremo dolore e sofferenza.

Molti uomini si trovano a pagare colpe che non hanno e vengono demonizzati dai media e dai social network a causa di una narrazione dominante, che oscilla tra l'essere misandrica e la tradizione della  cavalleria che vuole l'uomo sacrificabile, che in forza di uno stereotipo poco dignitoso e troppo spesso falso dell'uomo bruto e patriarca, criminalizza gli uomini tramite una presunta colpa collettiva, in cui il reato di un singolo uomo non si ascrive più ad una responsabilità penale individuale, come afferma giustamente la nostra Costituzione, ma ad una colpa di cui pagano tutti gli uomini; cavalca il doppiopesismo abituando il popolo, di fronte a due reati uguali, a presumere a priori l'innocenza della donna sospettata, se non proprio colpevole, e a presumere a priori la colpevolezza dell'uomo; avvalora l'idea che la violenza sia qualcosa di naturalmente maschile e perciò segno di un fantomatico "Patriarcato" onnipervasivo, una “Teoria del Patriarcato” nelle violenze del partner intimo, già smentita da autorevoli studi come quelli di Dutton e  Straus [1].

La narrazione attuale, informata da questo sessismo antimaschile, tende a guardare addirittura al passato con lenti distorte, con ad esempio la cosiddetta Teoria del Patriarcato da intendersi come quella ipotesi spacciata per dato di fatto che dipinge l'uomo come sempre oppressore e carnefice e la donna come sempre oppressa e vittima, nel corso della storia. In realtà, tale narrazione antimaschile ignora che, come alla donna erano preclusi i ruoli maschili, agli uomini lo erano i ruoli femminili, che, come la donna era obbligata a fare la casalinga, l'uomo era obbligato a mantenerla e gli era precluso il ruolo di casalingo, che, quando le donne non potevano votare, gli uomini erano obbligati alla leva militare (ancora oggi solo i maschi, almeno in Italia, vengono iscritti alle liste di leva).

 
Ignora di conseguenza che, come esisteva un patriarcato in senso antropologico, ovvero un governo o autorità maschile, allo stesso modo esisteva una matrifocalità, ovvero un potere educativo esclusivamente femminile, che plasmava le menti delle future generazioni e che era precluso agli uomini.

Inoltre, come ricordano pellicole storiche come "Divorzio all'Italiana" e "La Ragazza con la Pistola", leggi inique come il Delitto d'Onore e il Matrimonio Riparatore colpivano anche gli uomini. La Teoria del Patriarcato dimentica anche di come l'uomo oppresso è, ancora oggi, colui al quale viene dato un congedo di paternità insignificante rispetto a quello di maternità e di come, in casi di emergenza, si dà ancora oggi priorità alle donne di essere salvate.

Questa aberrante visione del mondo misandrica (ovvero sessista antimaschile) ci vuole costringere ad accettare che i problemi di un uomo siano meno importanti di quelli di una donna, nonostante entrambi i generi meritino attenzione in quanto persone.

La narrazione sessista antimaschile minimizza e, addirittura, incentiva le false accuse, non contando tra esse tutte le denunce che arrivano ad archiviazione o assoluzione e come una vittima di false accuse rischia carriera, vita privata, esclusione sociale e spesso la perdita degli affetti.

Distruggendo la figura maschile, la misandria induce tristemente un figlio a rifiutare immotivatamente il proprio padre, e obbliga i padri a non essere veramente liberi di incontrare i propri figli come e quanto anelerebbero, con il risultato di avere nel mondo figli che diventano orfani di padri vivi.

L'alternativa a questo dannoso stigma millenario però non può essere quella che parla di mascolinità tossica o egemonica, come se i ruoli di genere maschili non fossero imposti dalla società ma voluti dal singolo uomo, che da vittima del sistema viene ridisegnato come carnefice o autore volontario delle catene che la società gli ha imposto. L'uomo dunque è posto difronte ad una falsa scelta: 1) il sistema tradizionale che lo vuole tra le sue catene (o comunque rimettergli le pochissime da cui è riuscito a liberarsi, quasi per sbaglio), chiamandole eufemisticamente "cavalleria"; 2) quel sistema che parla di mascolinità da decostruire e che lo accusa di essere lui stesso responsabile e autore, non solo delle catene che gli hanno messo addosso, ma addirittura di quelle delle donne nello specifico e degli altri in generale.

Si tratta di una falsa scelta perché costringe a non venire a capo del problema iniziale.

Questo sessismo antimaschile crea disagio sociale che può evolvere nel caso estremo anche nel suicidio o addirittura in omicidi volontari spesso misconosciuti. Molti “maschicidi” non vengono riconosciuti come tali né inseriti nel numero ufficiale degli omicidi perché si crede, a prescindere, alla versione della donna che uccide un uomo, alla quale basta inventarsi di aver agito per legittima difesa per venir regolarmente assolta o giustificata. È proprio questo clima di odio che fomenta anche generalizzazioni su tutti i maschi, aggressività ed una stupida guerra tra generi che non ha davvero senso di esistere.

L'attuale narrazione misandrica e sessista ci colpisce tutti quanti, maschi e femmine, perché ci spinge a strappare il tessuto sociale in cui viviamo e a non farci sentire tutti quanti parte di un unico ed immenso organismo sociale spingendoci, al contrario, a pensarci come esseri divisi e, peggio, alla disumanizzazione di certi gruppi demografici ritenendo il dolore e la vita del maschio inferiore rispetto a quelli della femmina.
E questo, sì che è puro abominio.

L’unica nota positiva, e che ci fa ben sperare, è il sostegno che questa causa riceve da parte di molte donne che vivono sulla pelle, anche loro, queste ingiustizie, in quanto madri, figlie, sorelle, amiche o compagne di questi uomini. Sempre più donne si stanno infatti accorgendo che i problemi di genere attanagliano sia uomini che donne, e che le soluzioni non possono passare da un sessismo antimaschile tossico, ma andrebbero invece costruite civilmente, riconoscendo i disagi e le specificità di ambo le parti, per lottare a favore di un vero antisessismo.

Ci teniamo a precisare che il volantinaggio e, in generale, la sensibilizzazione su questi temi non vogliono in alcun modo sminuire, nella maniera più assoluta, la battaglia contro la violenza sulle donne, ma riteniamo allo stesso modo che sia altrettanto importante portare alla luce la presenza dell’altra faccia della medaglia, che presenta fenomeni ugualmente gravi, reali e da debellare.

Infatti, la narrazione misandrica che dilaga ci porta addirittura a credere che parlare di Uomini e di Questioni Maschili sia misogino o sessista, in barba al principio di uguaglianza dei sessi. Chi nega infatti i problemi degli uomini, per proiezione, riversa questo suo vizio sugli altri, associando impropriamente il parlare dei problemi degli uomini necessariamente al negare i problemi delle donne.

Non solo non è assolutamente così, ma respingiamo con forza queste critiche, riconoscendole come manipolatrici, ribadendo esclusivamente la nostra volontà di dire basta ad ogni genere di violenza, alla violenza di genere di entrambi i generi e non solo alla violenza di un singolo genere!

È ora di rompere il silenzio.

Molti uomini, ragazzi e bambini maschi, oltre che padri, subiscono gravi ingiustizie e forti sofferenze, che si traducono spesso in gesti estremi come il suicidio, e non fare niente per prevenirlo è intollerabile in una società che si definisce civile.

Tutte le forme di violenza devono essere contrastate e combattute con tutti i mezzi a nostra disposizione. Non può esistere una violenza di serie A ed una violenza di serie B.

 
La violenza è violenza indipendentemente dal genere.

Questo articolo è stato realizzato grazie ad un'idea del coordinamento LUVV della Puglia che è possibile contattare via mail all'indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

[1] Straus, M. A. (2010). Thirty years of denying the evidence on gender symmetry in partner violence: Implications for prevention and treatment: Partner Abuse, 1 (3) 332-362; Dutton, D.G. (2010). The gender paradigm and the architecture of antiscience. Partner Abuse, 1(1), 5-25.