Lettera aperta al Presidente Vendola da una famiglia vittima del Petrolchimico di Brindisi
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Con i familiari delle vittime, riunite nel movimento “Vittime del Petrolchimico” e con il sostegno di Medicina Democratica, dovemmo fare diversi sit-in in piazza a Brindisi ed anche davanti al Tribunale per ottenere che l’archiviazione, annunciata in TV circa un anno prima, fosse notificata alle parti lese per poter fare opposizione.
Ma nonostante le evidenze scientifiche, compreso un pronunciamento della IARC (International Agency for the Research on Cancer) che nel 2007 ha incluso gli epatocarcinomi del fegato tra i tumori provocati dal CVM, il Giudice per le indagini Preliminari ha archiviato le accuse.
In sede civile è in corso un procedimento di risarcimento che riguarda mio padre, è in corso da oltre 10 anni. Di recente, dopo il deposito di una perizia di ufficio e delle controdeduzioni, la causa è stata aggiornata al 2012.
Non pretendo di avere ragione a tutti i costi ma chiedo di avere risposte scientificamente fondate e in tempi ragionevoli. La mia famiglia con le altre confidava nella magistratura, almeno nei suoi poteri di indagine grazie soltanto ai quali oggi si effettuano ricerche epidemiologiche perché le ASL in Puglia non producono studi sugli effetti delle esposizioni nocive né sulle popolazioni né sui lavoratori.
Due anni fa alcune Associazioni (Medicina Democratica e Salute Pubblica) si rivolsero a Lei per ottenere che gli Enti Regionali che hanno i dati (ASL, ARPA, Osservatorio Epidemiologico) rianalizzassero le coorti del Petrolchimico di Manfredonia e Brindisi. La Procura della Repubblica di Venezia lo ha fatto ed ha dimostrato che lì sono morti 80 lavoratori in più rispetto ad i loro compagni impiegati negli uffici.
Un Senatore della Repubblica, il Prof Antonio Gaglione, ha rivolto una interrogazione al Ministro della Salute, il quale ha risposto, evidentemente dopo essersi consultato con l’Istituto Superiore di Sanità, detentore dei dati di quelle coorti di lavoratori, che la ri-analisi non serve perché non si deve dimostrare nient’altro.
{affiliatetextads 1,,_plugin}Il 30 aprile si apre a Bari il processo di appello per i morti e le malattie al Petrolchimico di Manfredonia (almeno lì un processo si è fatto ed un appello si sta facendo).
Non mi risulta che la richiesta di riesaminare le coorti dei lavoratori abbia trovato accoglienza da parte della Regione. Eppure il Direttore dell’ARPA, professore Assennato, aveva offerto la sua disponibilità dal momento che i dati di Brindisi sono in suo possesso.
Mi sembra di sentire già le voci di quanti considerano queste questioni “acqua passata”. E invece credo che l’entità dei danni non è stata neppure minimamente ricercata per una assurda volontà di occultamento, come se oltre il danno subito ed il tributo di vite umane pagato, si debba stare in silenzio, senza pretesa di risarcimento e pronti ad accogliere altre stragi, quelle future e quelle in corso (quando si studierà la coorte di Taranto?).
Ma questa conoscenza non serve solo a dare dignità alla nostra terra, ma anche a dare una possibilità di successo alle famiglie di chi non c’è più negli estenuanti giudizi contro l’INAIL e le proprietà degli impianti che si dissolvono col tempo in mille passaggi societari.
Egregio Presidente, questa storia, per quanto mi riguarda e credo per quanto riguarda tanta gente, non sarà mai “acqua passata”, non solo perché interessa migliaia di famiglie, ma perché riguarda la dignità di una Regione che si vuole, nonostante tutto, “migliore”.
In attesa di un cortese e pubblico riscontro Le porgo distinti saluti.
Rosangela CHIRICO