Taranto - Il Comune sfratta il centro sociale
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In altre parole bisogna fare prestissimo. Qual è il danno incombente? L’ordinanza chiarisce che l’otto settembre dell’anno scorso, cioè più di otto mesi fa, i tecnici della direzione Lavori pubblici e Patrimonio rilevarono ( verbale 210/09) «una situazione di sostanziale inagibilità della struttura sia sotto l’aspetto igienico-sanitario sia sotto il profilo della sicurezza attesa la mancanza del certificato di prevenzione incendi».
E la «Martellotta» era una scuola pubblica. Di fronte a questo quadro ecco, otto mesi dopo, l’ordine al rappresentante pro tempore del centro sociale occupato autogestito (Csoa) Cloro Rosso di «sgomberare e lasciar libero l’ex edificio scolastico dalla medesima associazione occupato abusivamente e senza titolo» e di «immediatamente cessare qualsiasi attività ivi abusivamente esercitata». In caso di inadempimento scatterà la denuncia all’autorità giudiziaria. In altre parole, una situazione accettata, e comunque tollerata per più di due anni, all’improvviso deve essere sanata. E’ scaduto il tempo del perdono del peccato originale, avere cioè occupato senza autorizzazione e nottetempo quei locali fatiscenti, malmessi e fonte di rischio. Il provvedimento firmato dal sindaco Ippazio Stefàno ricorda che l’occupazione «tutt’ora in atto è avvenuta in assenza di qualsiasi provvedimento di legittima assegnazione e al di fuori delle previste procedure a evidenza pubblica che avrebbero dovuto garantire la più ampia partecipazione degli interessati». Si riparte da zero, insomma, dopo due anni e due mesi. Cloro Rosso fu la scommessa di un gruppo di giovani tarantini di diversa estrazione politica, con variegate esperienze alle spalle, in ogni caso accomunati dall’antirazzismo e dalla voglia di uguaglianza sociale e di parità di opportunità.
{affiliatetextads 1,,_plugin}Gli interni e l’esterno della ex scuola erano fortemente compromessi, come tutte le strutture che vengono abbandonate. A proprie spese i giovani lavorarono per settimane, rimettendo a posto la struttura, facendo rinascere il giardino, verniciando pareti e muri esterni, rendendo di nuovo vivibile un immobile che stava sfarinandosi. Mettevano in conto le proteste della città, del quartiere, dei benpensanti. Reagì il mondo della politica e Palazzo di città, in ogni caso, dimostrò una certa sensibilità. I ragazzi prima aprirono la palestra, poi vennero il laboratorio teatrale, la biblioteca popolare, i gruppi di acquisto solidale, i dibattiti, gli spettacoli, i film e la musica, l’Internet point mentre scattava l’attività di volontariato per le categorie meno privilegiate. Cloro Rosso fa capo all’associazione culturale Eskerra. In apparenza accettato, il centro autogestito forse è stato sempre maltollerato. Lo spettacolo di Alessandro Langiu «25.000 granelli di sabbia» non ottenne il via libera; un’ombra la lanciò l’episodio del ragazzo giunto già ubriaco al Cloro Rosso e finito in coma etilico perché continuò a bere. Il colpo di grazia furono i colpi di pistola sparati contro Riccardo la notte del 30 aprile 2009 da due bulli e le coltellate date a Davide da chi pretendeva di entrare con l’arroganza.
Cesare Bechis - Corriere del Mezzogiorno