La risposta del Governo a sostegno delle sofferenze delle P.M.I che non si è vista neanche con “il binocolo” in finanziaria sembra quella di favorire con una normativa ad hoc la nascita di nuove imprese piuttosto che il contemporaneo salvataggio di quelle esistenti che attualmente sono colpite dalla crisi.

{affiliatetextads 1,,_plugin}Come dire la tradizione e la cultura dell’economia italiana sostenuta da sempre dall’impresa artigiana e commerciale che ne è ossatura portante, viene messa temporaneamente da parte nel nome di una fantomatica nuova era di liberalizzazioni e della nascita di nuove piccole e medie imprese.

Sembrerebbe questo il ticket Berlusconi – Tremonti per far uscire dalla crisi le nostre P.M.I.: farle chiudere per far posto a nuove attività. Di aiuti e sostegni neanche l’ombra.

Ed allora, nel più tipico esempio d’illusionismo berlusconiano, in nome del principio delle deregulation, pur sempre utili per favorire la nascita di nuove attività, delle nuove liberalizzazioni, si arriva a pensare alla modifica dell’art. 41 della Costituzione che fa salvo un principio sacrosanto frutto di un compromesso fra le forze socialiste e liberiste del ‘48: quello della libera iniziativa economica privata ma non in contrasto con l'utilità sociale della stessa.

Il componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del consumatore” di Italia dei Valori Giovanni D’AGATA pur dichiarandosi assolutamente favorevole ad una normativa che liberi artigiani e commercianti dalla selva di leggi, leggine ed incombenti per l’apertura di nuove imprese ritiene utile dei correttivi urgenti alla finanziaria che guardino alla sopravvivenza delle P.M.I. di quelle esistenti.