Il presidente dell’Ordine dei medici di Bari, Paolo Livrea, è contro questa manovra: “Ritengo che non si possa introdurre in una delibera o in un bando pubblico un requisito che vada a ledere la libertà di religione e di coscienza. A mio avviso non c’è base giuridica. L’obiezione di coscienza va rispettata, è un’adesione etica e non può essere oggetto di discriminazione. Anzi, è uno strumento di garanzia. Detto questo, se la Regione ha la necessità di tutelare le donne e i loro diritti, e questa esigenza effettivamente esiste, deve individuare altre soluzioni”.

{affiliatetextads 1,,_plugin}Anche i presidenti degli Ordini dei medici di Brindisi e della Bat, Emanuele Vinci e Benedetto Delvecchio, appoggiano la battaglia anti-delibera. “Quando si prepara un bando pubblico non si può introdurre una clausola di questo tipo. Dall’altra parte – sottolinea – la 194 stabilisce che le Asl debbano prevedere all’interno delle proprie strutture la presenza sia di professionisti obiettori che non obiettori. Fatta questa premessa, ribadisco che l’obiezione di coscienza è prevista dalle norme italiane e dal nostro codice deontologico. E’ un principio che non può essere calpestato”, incalza il dottor Vinci.

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