Perché la Cgil non è il sindacato dei no, abbiamo una nostra piattaforma sul lavoro, sul fisco, sulle politiche industriali, e su quelle chiediamo che vi sia il confronto. Non sugli slogan, sulle battute, irrispettose della condizione drammatica in cui versano le famiglie dei lavoratori, dei precari, di chi un impiego l´ha perso. Come abbiamo raccontato in questi giorni, storie di vita vera, non numeri, senza – purtroppo – trovare grande ascolto nel mondo dei media”.

Per queste ragioni la Cgil ha voluto che sul palco intervenissero anche tre lavoratori precari, della scuola, del pubblico impiego, della sanità, che hanno raccontato le traversie decennali nella speranza di un´occupazione e un reddito, progetti di vita che devono fare i conti con i tagli del Governo alla pubblica istruzione, con il blocco delle assunzioni negli enti, con i trasferimenti ridotti ai Comuni che sono costretti a tagliare servizi - spesso dati in appalto a cooperative - e ad aumentare le tasse ai cittadini.


{affiliatetextads 1,,_plugin}Buoni i dati di adesione allo sciopero, in molte realtà aziendali ben oltre quella che è la rappresentanza della Cgil: chiusi gli sportelli dell´Inps di via Bari a Foggia; 70% all´Inpdap di Foggia; 80% di adesione al consorzio SIE di igiene ambientale del bacino Fg/4; il 94% alla Hydro, azienda metalmeccanica di San Severo; 60% nel Gruppo Franci, società che ha l´appalto delle pulizie negli stabilimenti Alenia di Foggia; 40% negli uffici pubblici di alcuni centri della provincia; 35% nelle Officine di Trenitalia. Alta la partecipazione allo sciopero soprattutto dei lavoratori delle cooperative, “che già vivono condizioni di precarietà estrema e sui cui redditi un giorno di sciopero pesa tanto, ma non per questo vi rinunciano”.

Ha chiuso la manifestazione provinciale – alla quale hanno aderito i sindaci dei comuni di Apricena, Manfredonia, San Paolo di Civitate, San Giovanni Rotondo e i circoli di Sinistra Ecologia Libertà, l´intervento di Luigia Navarra, segretaria regionale della Cgil, che ha ricordato come “lo sciopero di oggi potrebbe non rimanere un episodio isolato. I dati sulla cassa integrazione, sulla disoccupazione, sulla povertà delle famiglie, ci dicono che la crisi è ben lontana dall´essere superata, soprattutto nel Mezzogiorno del Paese. Le nostre sono proposte di civiltà, di fronte alla condizione drammatica cui sono costretti lavoratori e pensionati. Vogliamo che a pagare sia chi ha di più, mentre si segue una logica perversa e classista, che di fronte alla necessità di risanare i conti dello Stato va a colpire il lavoro dipendente, il pubblico impiego, i servizi ai cittadini meno abbienti. E si lascia proliferare un´evasione fiscale record in Europa, non si toccano i redditi alti, le speculazioni finanziarie, i grandi patrimoni. Contro questa visione di società ci opporremo, sempre”.