"Da semplice spettatore, la cosa che piu' mi e' saltata agli occhi e' la facilita' con la quale i vari protagonisti, nelle varie fasi del caso, si siano proposti alle telecamere e ai taccuini dei cronisti come vecchi e consumati attori". Con queste parole l'attore Lino Banfi commenta il caso di Avetrana in una lettera indirizzata al "Corriere della Sera". "L'ingarbugliamento delle testimonianze, dei verbali d'interrogatorio, delle ipotesi investigative e quant'altro, fa si' che ognuno di noi possa farsi in testa il proprio 'film' -prosegue Banfi- Nei bar, nelle strade, nei luoghi di lavoro, ognuno esprime la propria certezza sul movente dell'efferato delitto". Per Banfi, tutto questo va "a discapito della memoria di Sarah" e si ripercuote sull'immagine della Puglia, per questo l'attore chiede a "giornali, tv, oltre che agli italiani tutti, un po' piu' di discrezione, nell'attesa che gli inquirenti con il loro lavoro facciano chiarezza". Banfi conclude la lettera chiedendo rispetto per gli abitanti di Avetrana, un paese che "non merita di diventare la meta di un turismo morboso in visita ai luoghi del delitto", in cui vivono "brave e oneste persone che, giustamente, cominciano a stancarsi".