Il profilo tracciato dalla Direzione Distrettuale Antimafia delle organizzazioni che operano in questo territorio è “particolarmente inquietante – continua Bordo – I clan sono spietati quando si tratta di stabilire il controllo dei traffici illeciti o di imporre la propria volontà criminale, terrorizzando le comunità in cui operano, ed hanno una disciplina interna paragonabile a quella delle ‘ndrine calabresi: non ci sono pentiti e perfino le intercettazioni telefoniche spesso non forniscono grandi risultati”. La capacità organizzativa delle famiglie criminali e il controllo capillare del territorio che riescono ad assicurare “sono state a lungo sottovalutate tanto da offrire la sensazione che ancora non si abbia  una conoscenza approfondita del fenomeno mafioso presente sul Gargano, necessaria invece per orientare le indagini con maggiore rapidità e migliore efficacia”.

“Di fronte ai delitti efferati ed all’inquinamento dell’economia locale, che nulla hanno più a che fare con la pur sanguinaria faida tra allevatori – sottolinea Michele Bordo – lo Stato deve recuperare il ritardo accumulato producendo gli atti concreti che istituzioni, associazioni civiche, organizzazioni sociali chiedono ormai da anni per garantire la sicurezza delle comunità e di chi vi opera”.

{affiliatetextads 1,,_plugin}L’istituzione di una sezione staccata della DDA a Foggia è “ritenuta ormai indispensabile dagli stessi magistrati per avere una visione d'insieme del fenomeno mafioso, difficile da acquisire, al contrario, se sul territorio garganico continuano ad esserci le competenze giudiziarie di diverse procure”. Peraltro, “ a dimostrazione della carenza di magistrati operanti nel nostro distretto giudiziario, c'è che un sostituto procuratore barese gestisce 4.000 fascicoli a fronte dei 400 assegnati ad un suo collega di Palermo”.

Altrettanto urgente è “l’istituzione di qualche Commissariato della Polizia di Stato nei Comuni a maggiore densità criminale del Gargano che rafforzi e svolga attività di indagine e contrasto specifica contro le organizzazioni di stampo mafioso. Quando lo Stato si è dato l'obiettivo di catturare i latitanti i risultati si sono visti, ma non può trattarsi di un’attività episodica, magari organizzata a seguito di un omicidio – sottolinea il deputato del PD – c’è bisogno di continuità operativa se davvero si vogliono troncare le complicità che proteggono gli uomini dei clan”.

“Le continue visite del sottosegretario Mantovano esprimono l’attenzione e l’interesse del Governo verso questa emergenza, ma non è più il tempo delle riunioni, pur importanti ma spesso fini a se stesse, e della testimonianza istituzionale – conclude Michele Bordo – chi ha il potere e il dovere di agire lo faccia con rapidità ed efficacia. E' ora che il Governo comprenda seriamente che la criminalità garganica costituisce un'emergenza nazionale. Faccia allora ogni sforzo per mettere i magistrati e le forze dell’ordine nelle condizioni di operare per restituire serenità e pace a tutta la Capitanata”.