"C'è un posto in Italia" si apre con Vendola, seduto sul divano della sua casa, che esulta dopo i primi exit poll sui risultati delle regionali; la macchina da presa poi lo segue tra le feste di paese, le strette di mano, le cene elettorali, le interviste nelle tv locali, mostrando il dietro del quinte del suo viaggio. Dal film esce soprattutto un Vendola inedito, colto nel privato, con il suo compagno, la sorella che lo segue ovunque, la madre che confessa: "Dopo che ha vinto mi ha telefonato e mi ha detto - Mamma ho paura". Vendola fa comizi e confessa: "amo la politica ma non il potere", dice che vuole conoscere "la Puglia della povertà e della precarietà", e si definisce una cantastorie della politica, perché vuole denunciare le sofferenze dei più deboli.

{affiliatetextads 1,,_plugin}Dietro l'operazione, piuttosto rara in Italia, c'è il produttore Gianluca Arcopinto, che spiega: "Sono passati anni da quando abbiamo girato i film, ma continuo ancora oggi a pensare che Vendola sia una delle poche speranze di questo Paese". Secondo Arcopinto i film sono ancora attuali perché "sono il ritratto di una persona più che di un politico" e il produttore-regista assicura: "Vendola non sa quasi niente di questa operazione, ma il personaggio suscita evidentemente molto interesse, visto che oggi ci sono in circolazione tre libri su di lui".

Nel libro allegato al cofanetto c'è un intero capitolo dedicato al rapporto tra Vendola e don Tonino Bello, che lo portò a Sarajevo e gli fece conoscere il vero significato della guerra. Il loro rapporto viene ricostruito attraverso i racconti di entrambi. Il libro si conclude proprio con il capitolo intitolato "Le parole del futuro", con le frasi che il Presidente della Regione Puglia ha pronunciato in questi anni su fondamentalismi, l'omosessualità, la politica, i partiti, la sinistra.