Al momento le internalizzazioni sono vietate dal piano di rientro per il contenimento del disavanzo sanitario sottoscritto il 29 novembre dal governo nazionale e da quello regionale in attesa che sulla legittimità delle norme regionali in materia di internalizzazioni si pronunci la Corte costituzionale.

{affiliatetextads 2,,_plugin}Ieri i lavoratori da internalizzare sono stati ricevuti presso la sede del Consiglio regionale e hanno ottenuto l’impegno per una convocazione monotematica del Consiglio per il 13 o 14 gennaio. All’incontro con i lavoratori hanno partecipato i vertici della Regione(il presidente Vendola, l’assessore alle Politiche della Salute Tommaso Fiore, il presidente del Consiglio Onofrio Introna, i capigruppo del centro sinistra e dell’Udc oltre ad altri consiglieri regionali della maggioranza dei centristi).

«Sono pronto a chiedere scusa al ministro Fitto anche in televisione, se accetterà di riaprire un tavolo di interlocuzione su questo specifico problema», ha detto più volte Vendola durante l’incontro con i lavoratori. Il presidente ha espresso il suo compiacimento per aver verificato finalmente l’esistenza di una posizione sindacale a livello regionale di ampio respiro con la partecipazione di pressoché tutte le sigle. A proposito delle internalizzazioni il presidente ritiene «necessario aprire una vertenza nazionale forte, visto che l'unico tentativo fatto al riguardo in precedenza è stato un intervento dall'onorevole Dario Franceschini in Parlamento nel corso di una question time, dopo che ci fu una riunione in merito di tutti i parlamentari del centro sinistra pugliesi».

I lavoratori hanno evidenziato durante l’incontro di ieri «le condizione di grave disagio che stanno vivendo» e sottolineato in particolare «l’inaccettabile discriminazione cui sono stati soggetti per via del fatto che in alcune aziende il percorso di internalizzazione è stato avviato ed in altre no». A tal proposito hanno chiesto che «fino alla sentenza della Corte Costituzionale che deve pronunciarsi sulla legittimità della legge regionale specifica, vengano uniformati i trattamenti di tutti gli interessati in tutte le aziende sanitarie pugliesi». Una richiesta difficile da esaudire però. Nella Asl di Foggia il processo di internalizzazione è stato completato nel 2009. Nella provincia di Taranto le operazioni sono state effettuate e concluse prima dell’arrivo del piano di rientro del disavanzo sanitario. A Brindisi il processo di internalizzazione ha riguardato una trentina di lavoratori e sono in attesa della sentenza della Corte altri 80 lavoratori. A Lecce l’attesa riguarda 680 lavoratori. Nella Asl di Bari e in quella della Bat le operazioni si sono svolte con ritardo.

{affiliatetextads 1,,_plugin}L’assessore Tommaso Fiore ha ripercorso sinteticamente i vari passaggi della vicenda. E ha riconosiuto che «l’interlocuzione tra aziende esterne, organizzazioni sindacali e direzioni generali non sempre è stata sufficientemente funzionale». «Ciò ha determinato ritardi nell’avvio del percorso unitamente alle resistenze che sono state riscontrate in alcune situazioni, determinando un avvio del percorso a macchia di leopardo. Poi sono subentrati i rigidi vincoli posti dal Piano di rientro firmato a Roma il 29 novembre scorso», ha detto ancora. Fiore ha anche tranquillizzato i lavoratori assicurando che laddove le aziende sanitarie hanno avviato gare d’appalto per la fornitura del servizio sono state sempre previste le clausole di dissolvenza per salvaguardare i lavoratori interessati ai processi di internalizzazione. Il presidente del Consiglio regionale, Onofrio Introna, ha sottolineato che «non ci sono forze politiche in Consiglio regionale contrarie al processo di internalizzazione, tant’è che legge regionale del febbraio 2010 che le prevede fu approvato all’unanimità».

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