«Tutti e ciascuno hanno diritto e dovere di partecipare alla politica, sia pure con diversità e complementarietà di forme, livelli, compiti e responsabilità», non lasciandosi andare allo scetticismo e al conseguente assenteismo di fronte alle degenerazioni della politica attuale. «La politica deve essere considerata un’espressione della carità che il credente vive in Cristo. Perciò il cristiano che fa politica si sforzerà di tradurre, per quanto le condizioni storiche lo permettono, la visione cristiana dell’uomo e della società nelle leggi, negli atti di governo e nella pubblica amministrazione. Anche nell’azione politica egli eviterà il ricorso a comportamenti disonesti e immorali; anzi si impegnerà affinché il suo stile di vita sia annuncio e testimonianza di carità, fede e speranza in Cristo» (n. 28).


Alla parrocchia, pertanto, che «non può ridursi solo a luogo di culto, e tanto meno all’adempimento burocratico delle varie pratiche», ma che deve porsi  «come soggetto sociale nel proprio territorio» (Idem, n. 34), si assegnava un ruolo importante nella promozione di un’opera capillare di educazione o formazione ad un simile impegno.

Sull’argomento i vescovi sono ritornati nel nuovo documento sul Mezzogiorno, pubblicato nel febbraio del 2010, in cui si afferma che la Chiesa ripone grande speranza nei giovani del Sud, sollecitandoli al duro ma necessario compito del riscatto da modelli di pensiero individualisti e nichilisti e da strutture che sfruttano e abbrutiscono il territorio. E a loro offre la testimonianza di persone come don Puglisi, in cui la fede si fonde con l’impegno sociale. Ai laici, giovani e non, affida il compito di agire in ambito politico, un compito molto importante a cui i cristiani «sono chiamati a dedicarsi con generosità» (Per un Paese solidale. Chiesa italiana e Mezzogiorno, n. 16).


{affiliatetextads 1,,_plugin}«L’esigenza di investire in legalità e fiducia sollecita un’azione pastorale che miri a cancellare la divaricazione tra pratica religiosa e vita civile e spinge a una conoscenza più approfondita dell’insegnamento sociale della Chiesa, che aiuti a coniugare l’annuncio del Vangelo con la testimonianza delle opere di giustizia e di solidarietà. […] I veri attori dello sviluppo non sono i mezzi economici, ma le persone. E le persone, come tali, vanno educate e formate: lo sviluppo è impossibile senza uomini retti, senza operatori economici e uomini politici che vivano fortemente nelle loro coscienze l’appello al bene comune» (Idem, n. 16).

C’è da vincere la diffusa disaffezione e diserzione dalla politica, come sottolineava il Presidente Napolitano nel discorso di fine anno, allorché si diceva preoccupato per «il distacco allarmante» tra la politica e la società, tra il Palazzo e la gente, specie le giovani generazioni. Di qui l’invito alla politica a fare un salto di qualità, in modo da riprendere dignità e diventare capace di «offrire riferimento e guida».


In tale ottica la Commissione diocesana, nel condividere e riproporre con forza la sollecitazione dei vescovi ad impegnarsi generosamente in politica, ribadisce che il fine di tale impegno dev’essere il “bene comune”, cioè «l’insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono ai gruppi, come ai singoli membri, di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più speditamente» (Gaudium et Spes, 26).

Quanto mai netto, a questo riguardo, il pensiero di Benedetto XVI: «Lo sviluppo è impossibile senza uomini retti, senza operatori economici e uomini politici che vivano fortemente nelle loro coscienze l'appello del bene comune. Sono necessarie sia la preparazione professionale sia la coerenza morale» (Caritas in veritate, 71).


Alla luce di questi principi la Commissione diocesana vuole affidare a quanti vorranno mettersi politicamente a servizio delle loro comunità le seguenti raccomandazioni:

  • Elaborare progetti utili alla collettività, evitando gli interessi particolari e il deleterio clientelismo.
  • Mirare a valorizzare le potenzialità del territorio, la specifica vocazione produttiva, i beni artistici e monumentali.
  • Porre attenzione al mondo del lavoro e alle grandi difficoltà che attraversa in questo tempo. Le preoccupazioni riguardano sia la struttura del nostro sistema produttivo e la sua capacità di garantire un’occupazione adeguata, sia la necessità di salvaguardare la dignità del lavoro e di chi lo compie.
  • Affrontare le sfide amministrative secondo i principi del bene comune, della solidarietà e dell’accoglienza degli ultimi.
  • Evitare comportamenti disonesti e immorali. Il candidato cristiano si impegnerà affinché il suo stile di vita sia annuncio e testimonianza di carità, fede e speranza in Cristo. Sia competente e affidabile, onesto e coerente sul piano privato e pubblico.
  • Orientare al servizio alla comunità inteso come salvaguardia di valori e percorsi di legalità, adesione piena ai principi di giustizia e ai valori della nostra Costituzione.
  • Offrire adeguate indicazioni utili ad affrontare le sfide e le responsabilità, che la neoriforma sul federalismo fiscale porrà a breve alle nostre comunità.
  • Delineare politiche d’inclusione sociale, al fine di non respingere i poveri, i carcerati e gli immigrati sulle strade dell’emarginazione. I principi della giustizia e della solidarietà sono alla base dell’opzione preferenziale per i poveri, che ha caratterizzato il pensiero, l’azione e la vita della Chiesa fin dalle sue origini,
  • Tutelare e incrementare il welfare, in particolare la difesa di servizi pubblici come sanità, scuola, servizi per disabili e anziani, servizi per l'infanzia, spazi verdi. La promozione di scelte amministrative in questa direzione è testimonianza di un cristianesimo fondato nella storia.
  • Prevedere strumenti di partecipazione dei cittadini, al fine di restituire dignità e autonomia alla società civile (Centesimus Annus, n. 46), chiamata direttamente ad adottare - sulle problematiche più rilevanti - decisioni vincolanti per chi amministra la cosa pubblica, favorendo così una compiuta ‘democrazia deliberativa’ o ‘inclusiva’ secondo le indicazioni emerse durante la Settimana Sociale dei Cattolici tenutasi a Pistoia/Pisa nel 2007.
  • Prestare una attenzione particolare ai temi della salvaguardia dell’ambiente, nella piena consapevolezza che “l'obbligo di prendersi cura dell'ambiente è un imperativo che nasce dalla consapevolezza che Dio affida la sua creazione all'uomo, non perché questi eserciti su di essa un dominio arbitrario, ma perché la custodisca come un figlio può prendersi cura del patrimonio del padre”. (cfr., BENEDETTO XVI, Lettera rivolta al Presidente della Conferenza Episcopale dei Vescovi del Brasile, marzo 2011).
  • Dialogare serenamente tra le forze politiche, offrendo contributi costruttivi e utili a costruire su basi solide le nuove amministrazioni.

Nell’affidare queste raccomandazioni agli uomini e donne di buona volontà della nostra Arcidiocesi la Commissione ricorda le parole che Benedetto XVI pronunciò nell’accommiatarsi dal Presidente della Repubblica durante la visita del 4 ottobre 2008: «Mi auguro… che l’apporto della Comunità cattolica venga da tutti accolto con lo stesso spirito di disponibilità con il quale viene offerto. Non vi è ragione di temere una prevaricazione ai danni della libertà da parte della Chiesa e dei suoi membri, i quali peraltro si attendono che venga loro riconosciuta la libertà di non tradire la propria coscienza illuminata dal Vangelo».

Trani, 05/04/2011