Il Segretario Generale della Uil di Puglia e di Bari, Aldo Pugliese, replica con decisione alle dichiarazioni del Ministro dell’Economia Tremonti, denunciando una situazione lavorativa, per gli immigrati residenti nel Sud d’Italia, tutt’altro che agevole.

“Ricordiamo bene il dossier pubblicato qualche anno fa dal settimanale L’Espresso – continua Pugliese - che indagava sulla realtà occupazionale e lavorativa nel Foggiano durante la raccolta del pomodoro. Lavoratori immigrati che, dopo aver subito per mano dei caporali il sequestro dei documenti d’identità, lavoravano in condizioni assimilabili solo alla schiavitù ed erano costretti a vivere e riposare in strutture abbandonate, fatiscenti ed insalubri. In quel periodo la Regione Puglia emanò una legge contro il lavoro nero e sommerso che ha dato risultati positivi, grazie a costanti controlli ed ispezioni, ma per un solo anno. Oggi, a distanza di tempo, la realtà è tornata ad essere quella del dossier. Questo è il lavoro disponibile nelle nostre terre, il lavoro che soltanto gli immigrati, in condizioni di disperazione, accettano, a fronte del rifiuto dei nostri giovani.

{affiliatetextads 1,,_plugin}Giovani italiani con un elevato livello di scolarità e che in molti casi sono laureati a pieni voti, giovani della nostra Regione tra i quali il tasso di disoccupazione si attesta, a dicembre 2010, secondo i dati Istat, al 39,5%. Giovani che quando riescono ad ottenere un posto di lavoro, come manovali o nel settore del pulimento, gioiscono come se di un risultato straordinario si trattasse. Se Tremonti fa riferimento a posti di lavoro liberi nel Settentrione, facciamo presente che moltissimi giovani, ben volentieri, sarebbero disponibili a lavorare anche fuori dalla propria terra d’origine. Mentre nelle Regioni settentrionali il saldo migratorio – conclude il Segretario Generale della Uil di Puglia e di Bari - calcolato come differenza tra iscrizioni e cancellazioni per trasferimento di residenza, tra i laureati è ampiamente positivo, in Puglia si attesta a -9,3, mentre nel Mezzogiorno la perdita netta di laureati, nel quinquennio 2000-2005, è stata di 50mila.

Ma non dobbiamo dimenticare che la quasi totalità di quei posti vacanti sono di un livello retributivo talmente basso da non garantire condizioni di vita dignitose. Non possiamo, quindi, che essere d’accordo con il Governatore della Banca d’Italia Mario Draghi quando afferma che ‘senza occupazione non si esce dalla crisi’”.