Lavoro e Sicurezza "Stop Caporalato": presentato in Senato un ddl contro sfruttamento dell'attività lavorativa. Ora i “caporali” rischiano il carcere.
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Previste per i colpevoli pene da cinque a otto anni di carcere e fino a 2mila euro per ogni persona sfruttata. In particolare l'articolo 4 del ddl "introduce l'articolo 603-bis del codice penale (intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro) che punisce con la reclusione da cinque a otto anni e con la multa da mille a 2mila euro per ciascun lavoratore impiegato, chiunque svolga un'attività organizzata di intermediazione, reclutando manodopera o organizzandone l'attività lavorativa caratterizzata da sfruttamento, mediante violenza, minaccia o intimidazione, approfittando dello stato di bisogno o di necessità del lavoratore".
Il provvedimento punta anche a favorire misure di integrazione dei lavoratori, con l'articolo 2, "che stabilisce misure volte all'integrazione dei lavoratori stranieri e dei lavoratori disoccupati o svantaggiati in genere attraverso protocolli d'intesa stipulati fra Stato, regioni, enti territoriali e le organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative". E ancora l'articolo 3 "prescrive l'istituzione di corsi di lingua italiana per i lavoratori stranieri la cui promozione è demandata alla competenza del ministero del Lavoro e delle politiche sociali in accordo i centri per l'impiego". Secondo Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti” un provvedimento specifico per risolvere il problema del caporalato una volta per tutte che ha intrecci con la criminalità organizzata.
Obiettivo della legge: fermare un fenomeno che in Italia fa circa 600mila vittime in agricoltura ed edilizia che ha saputo cambiare "pelle" nel corso degli anni, mantenendo la caratteristica dello sfruttamento nei confronti degli immigrati che giungono in Italia dall'Africa o dall'Est-Europa. Il fenomeno è "gestito" da un caporale compatriota. Specializzazione etnica, ma anche figura "multi-nazionale", che avvia gli uomini nei campi o nei cantieri e le donne sui marciapiedi, che tratta con gli agrari e dall'altra con la criminalità organizzata, che controlla il mercato del sesso a pagamento".