Le piccole comunità sono l’antidoto alla Casta. Il sindaco di Carlantino: “Si alle Unioni dei Comuni, siamo pronti a fare la nostra parte”
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Carlantino e moltissimi altri comuni dei Monti Dauni si stanno muovendo in tal senso da anni, attuando di fatto il modello dell’unione per la programmazione strategica dello sviluppo”. Dino D’Amelio, sindaco di Carlantino, interviene così nel dibattito in corso in queste settimane riguardo all’annunciata riforma degli enti locali che prevede, tra le altre cose, l’accorpamento dei comuni al di sotto dei 1.000 abitanti. “E’ un dibattito che necessita di serietà, chiarezza e onestà intellettuale – continua D’Amelio – per cui è necessario sgomberare il campo da equivoci e inesattezze: sia a livello provinciale che a livello nazionale, gli unici organismi titolati a rappresentare gli interessi dei centri con meno di 5mila abitanti sono quelli posti in essere dall’Anci. Ho letto le ultime dichiarazioni di Virgilio Caivano: ebbene, bisogna chiarire che costui, pur autodefinendosi “Portavoce” dei piccoli comuni rappresenta solo se stesso e le sue opinioni. Non mi risulta abbia ricevuto alcun mandato per parlare a nome e per conto di sindaci che ogni giorno, tra mille difficoltà, cercano di coinvolgere le forze più attive del tessuto sociale dei propri paesi per favorire migliori condizioni di vita in favore delle Comunità che rappresentano”.
{affiliatetextads 4,,_plugin}“Sentir parlare di ‘poltrone’ e ‘parassiti’ a proposito delle nostre comunità è ridicolo oltre che vergognoso. Uno studio dell’Anci ha dimostrato, numeri alla mano, che il costo reale della totalità dei comuni italiani al di sotto dei 1.000 abitanti è pari al costo che lo Stato deve sostenere per i compensi e i benefit di soli tre parlamentari. In compenso, come illustra efficacemente una documentata relazione di Pierciro Galeone, alle amministrazioni con meno di 5mila abitanti sono delegati la tutela e la valorizzazione di circa il 70 per cento del territorio italiano, la cura di 3.400 musei, 2000 aree archeologiche, 43 siti Unesco, la promozione di 4.396 prodotti agricoli e alimentari col marchio della tipicità. E’ grazie ai piccoli comuni, ai loro sforzi operati volontariamente e in economia, che il turismo in Italia si sta sempre più qualificando per un’offerta orientata alla qualità, all’identità dei luoghi e all’autenticità di paesaggi, tradizioni e valori. I Monti Dauni, in tal senso, sono un esempio per tutti: nell’area che conta il maggior numero di piccoli comuni, sono otto i paesi che hanno ottenuto certificazioni di qualità turistico-ambientali, dalla “Bandiera Arancione” ai “Borghi più belli d’Italia”. Sono le colline su cui sorgono i centri minori della Capitanata a fornire i due terzi dell’energia da fonti rinnovabili prodotti dall’intera Puglia.
Siamo l’avamposto a difesa di un ecosistema dove ancora albergano specie rare e preziose come il lupo, il cinghiale, le volpi e i falchi. I nostri comuni sono un imprescindibile strumento per la conservazione di un patrimonio ambientale fatto di boschi, fiumi, laghi, siti d’interesse comunitario e riserve faunistiche. Difendere questo patrimonio significa dare valore al meglio che l’Italia riesce ancora a esprimere in termini di bellezza e integrazione tra la natura e il paesaggio urbano. Gli sprechi, i privilegi, le caste e il parassitismo ai danni dello Stato bisogna cercarli altrove”.