Lunedì 21 Novembre - Presentazione del catalogo della mostra di arte contemporanea 9 artisti per “Napoli milionaria”
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Alla presentazione interverranno
Silvia Godelli Assessore al Mediterraneo, alla Cultura e al Turismo della Regione Puglia
Isabella Lapi Direttore regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Puglia
Fabrizio Vona Soprintendente per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici della Puglia
Sandro Calvosa Commissario straordinario del Comune di Martina Franca
Franco Punzi Presidente del Centro Artistico Musicale “Paolo Grassi”
Lia De Venere Curatrice della mostra
Il catalogo della mostra, pubblicato da Claudio Grenzi Editore, contiene i testi di Fabrizio Vona, Lia De Venere, Ilia Binetti e Fulvia Rocco e le foto di tutte le opere in mostra.
La mostra, allestita nell’estate del 2010 nelle sale restaurate del piano nobile del Palazzo Ducale di Martina Franca, ornate da dipinti a tempera realizzati nel 1776 dal pittore martinese Domenico Carella, è stata organizzata in concomitanza con la 36° edizione del Festival musicale della Valle d’Itria, con la collaborazione del Comune e del Centro artistico musicale Paolo Grassi di Martina Franca (TA) e il sostegno di Banca Popolare di Bari , A.N.G.E.L.O. Vintage, Villa San Martino, Bristol Battista Caffè.
Curata da Fabrizio Vona e Lia De Venere, la mostra ha riunito le opere di nove artisti italiani e stranieri – Ennio Bertrand, Bianco-Valente, Filippo Centenari, Brice Coniglio (Coniglioviolagroup) ,
Raffaele Fiorella, Raffaela Mariniello, Ottonella Mocellin-Nicola Pellegrini, Anila Rubiku, Tarshito – che hanno tratto spunto da Napoli milionaria, opera lirica di Nino Rota, tratta dalla pièce teatrale di Eduardo De Filippo, scritta nel 1945. Come è noto l'opera, il cui libretto si giova dell'adattamento dello stesso Eduardo, venne presentata nel 1977 al Festival dei Due Mondi con la regia del drammaturgo napoletano, ed è stata per la prima volta ripresa al Festival della Valle d'Itria il 15 luglio 2010.
Gli artisti e le opere
Napoli e il secondo conflitto mondiale: su questo duplice scenario si snodano le vicende narrate in Napoli milionaria, uno dei lavori teatrali più riusciti e più noti di De Filippo, scritto a guerra non ancora finita. Ed è tra questi due poli tematici che gli artisti coinvolti nella mostra si sono mossi, a volte indirizzando la propria attenzione sulla città, tra le più belle del mondo, ma oggi – come e più di allora – afflitta da piaghe secolari e, nonostante tutto, capace di esprimere la sua grande vitalità, in altri casi invitandoci – attraverso richiami più o meno diretti – a riflettere sull’orrore della guerra, della distruzione fisica e del degrado morale che ne sono inevitabili e tragiche conseguenze.
Così nel video di Bianco-Valente la mano che su un foglio sovrappone parole a parole tratte da pagine di famosi autori dedicate a Napoli, ci ricorda che in realtà nella città partenopea non si riesce mai “a voltare pagina”, mentre nelle incisive foto in bianco e nero di Raffaela Mariniello le periferie devastate da abusivismo e incuria e segnate da insediamenti industriali ormai dismessi offrono al nostro sguardo uno degli aspetti più problematici del capoluogo campano.
A dire che, purtroppo,“la guerra non è mai finita” è l’albero sui cui rami Brice Coniglio (Coniglioviolagroup) poggia numerosi copricapi di ogni epoca, foggia, funzione, che – come nella versione cinematografica della commedia (1950) – scandiscono il passare del tempo; la intensa doppia proiezione di Ottonella Mocellin-Nicola Pellegrini evoca attraverso lo scambio di lettere tra due coniugi le difficoltà del vivere quotidiano durante la seconda guerra mondiale, con l’intento di contribuire a mantenere viva la memoria di una tragedia che ha segnato profondamente il nostro passato.
Se la installazione sonora interattiva di Ennio Bertrand, attraverso un sofisticato software, fa letteralmente recitare ad alcuni oggetti le battute che segnano i momenti salienti della pièce di De Filippo, gli undici piccoli monitor di Raffaele Fiorella, finestre aperte sulla realtà quotidiana di amici e famigliari, puntano invece l’attenzione sul tema dell’attesa, condensato in quel “ha da passà a’ nuttata”, che chiude la commedia eduardiana. Alle casette luminose di carta ricamata di Anila Rubiku è affidato il compito di evocare le dinamiche che si intrecciano nel luogo dove si svolge la vita famigliare tra affetti e rancori, speranze e delusioni, come nel “basso” della famiglia Jovine. E se la sontuosa moltitudine di vasi di ceramica dorata posta da Tarshito sull’altare della cappella del Palazzo Ducale, si fa pregnante metafora del dono e del perdono, dunque della solidarietà tra gli uomini, i tubi di neon azzurro che si alzano dalle macerie nell’opera di Filippo Centenari invitano alla speranza in un futuro migliore, in cui l’umanità possa vivere finalmente in pace.