E ancora: “Se si discute di mercato occupazionale, sul tavolo ci devono essere misure mirate alla produzione di nuovi posti di lavoro. Invece, allo stato attuale delle cose, ci si propone di avere più di 7mila potenziali nuovi disoccupati, molti dei quali giovani e giovanissimi. Dimostrazione che non si può prescindere dagli ammortizzatori sociali esistenti per garantire la tenuta sociale, fortemente a prova negli ultimi anni”.

L’allungamento dell’età lavorativa non aiuta a pianificare una programmazione effettiva del mercato del lavoro. “Protrarre fino a 69 anni l’età lavorativa significa creare ulteriori limitazioni occupazionali, assolutamente inopportune, specialmente in un periodo come l’attuale, contraddistinto da un forte processo recessivo”.

“Parlare di fuoriuscita dalla crisi – conclude Pugliese – senza adottare misure a favore della crescita, dello sviluppo e del lavoro giovanile, significa fare semplice e inutile retorica. E’ un dato di fatto che la manovra Monti abbia colpito e stia colpendo pesantemente i lavoratori, i pensionati ed i ceti sociali più deboli ed ora anche quelli medi. Con la recessione in casa, che segna un preoccupante -1,5, non c’è altro tempo da perdere: occupazione e reddito delle famiglie devono diventare temi centrali nelle future misure da adottare per creare le condizioni di una rinascita economica dell’Italia e del Sud”.