Il sindaco di Taranto: «L'Ilva riduca le emissioni o gli impianti chiuderanno»
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Le ipotesi di reato sono quelle di disastro colposo e doloso, avvelenamento di sostanze alimentari, omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, danneggiamento aggravato di beni pubblici, getto e sversamento di sostanze pericolose e inquinamento atmosferico. Il sindaco scrive nell'ordinanza che dalla perizia «si desumono elementi conoscitivi tali da destare particolare allarme» e che sussistono «le condizioni di eccezionale ed urgente necessità di tutela della salute pubblica e dell'ambiente».
L'ordinanza è stata pubblicata all'albo pretorio del Comune e notificata anche al ministero dell'Ambiente, all'Istituto superiore per la Protezione e la ricerca ambientale (Ispra), alla Regione Puglia, alla Provincia di Taranto, all'Arpa Puglia e alla Asl di Taranto, nonchè per conoscenza al Prefetto di Taranto, Claudio Sammartino, e procuratore della Repubblica di Taranto, Franco Sebastio. Nell'ordinanza il sindaco impone all'Ilva di procedere entro 30 giorni «alla installazione sul camino E312 dell'impianto di agglomerazione di un sistema di campionamento di lungo periodo», «di adottare idonee ed efficienti modalità di contenimento del sistema di scarico delle polveri abbattute dagli elettrofiltri a servizio del camino E312», «di avviare con immediatezza le attività finalizzate alla realizzazione, nel più breve tempo tecnicamente possibile, di adeguato sistema di abbattimento polveri relativo alle acciaierie», di procedere per l'area batterie al «completamento delle procedure operative e gestionali, finalizzate ad evitare o minimizzare le emissioni fuggitive».
Da parte sua l'Ilva ha «obbligo di comunicare il crono programma entro 15 giorni e di aggiornare periodicamente l'ente». Il Comune chiede inoltre all'Ilva, sino all'adozione dei provvedimenti previsti dall'Autorizzazione integrata ambientale (Aia), «di limitare la produzione effettiva a non oltre 10 milioni di tonnellate annue».