Salento, il Parco del Mago - Un immenso patrimonio da salvaguardare
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intervallati da preziosi lembi di macchia mediterranea e relitti arborei dell'antico originario manto forestale che ricopriva queste lande, querce di varie specie, querce spinose e lecci, monumentali bagolari, etc., e non solo moltissimi dei più antichi ulivi, veri prodigi di natura, rappresentano i pregiati resti di quell'antica foresta, poiché come testimoniato dalla loro talvolta distribuzione non a sesto regolare si tratta di antichi olivastri spontanei della macchia mediterranea poi disboscati delle altre essenze e dove sugli ulivi selvatici lasciati in loco, gli olivastri appunto, venivano innestati con cultivar locali dell'olivo, quali l'ojarula, la cellina, o mureddra detta, la cornulara, etc. Un intreccio pittoresco di elementi che si gode, quasi come fosse una strada paesaggistica, dalla strada provinciale 367, anche nota come “scorrimento veloce Maglie-Lequile”.
La particolarità del panorama che abbraccia ambo i lati della strada è di notevole bellezza proprio per la quasi totale assenza dalla vista di inserti urbani moderni di interferenza, ma dalle chiome degli ulivi dei vari borghi della Grecìa Salentina si elevano gli antichi campanili e guglie a ricordare lo stretto legame tra i centri storici e la ruralità. Già negli anni ottanta alcuni studiosi locali e cultori di scienze forestali, posero tra le priorità politico-amministrative della Regione Puglia e della Provincia di Lecce interventi di rimboschimento con piante autoctone da effettuarsi proprio nel selvaggio pianoro de' “Lu Levitu” del mago. La preziosità ambientale del vasto fitosito è oggi stata anche confermata da importanti studi dei botanici dell'Università del Salento che hanno concentrato le loro ricerche nei preziosi ecosistemi dei cosiddetti 'Lacchi', si tratta di fondi di dolina, ovvero di depressioni carsiche vagamente ricordanti nella forma suggestivi crateri di impatto di meteoriti, in questi luoghi scavati nei millenni dalle acque piovane, le acque tornano a riempirli temporaneamente talvolta anche per più mesi nelle stagioni di maggiore piovosità.
Col ritorno dell'acqua la vita quasi magicamente torna a rifiorire e quei laghi diventano dei paradisi di biodiversità, e lì che la ricercatrice biologa del DISTeBA – Dipartimento Scienze e Tecnologie Biologiche e Ambientali dell'Università del Salento, dott.ssa Paola Ernandes, vi ha individuato un ecosistema unico per la presenza in particolare di specie endemiche di felce. Tali importantissimi geo-fitositi scrigni di uniche biodiversità a cui l'Europa stessa ne promuove l'attenta tutela e salvaguardia con la costituzione del progetto “Rete Natura 2000” che ha come massimo obiettivo proprio la conservazione di questi essenziali e rarissimi habitat naturali assieme alla loro flora e fauna selvatica ivi presente, “Rete Natura 2000” disciplinata proprio dalla Direttiva Comunitaria 92/43/CEE, “Direttiva Habitat”, per l'individuazione dei Siti di Importanza Comunitaria (S.I.C.) in cui vengono esplicitamente indicati proprio gli habitat di “Stagni temporanei mediterranei” e vengono addirittura definiti habitat prioritari, rientrando nella categoria delle acque dolci lenticolari stagionali. In entrambi i siti, Laccu Craparu e Laccu Feretru, sono presenti specie vegetali considerate, proprio dalla Direttiva Habitat, rare a livello nazionale, di particolare interesse e premura per la tutela risulta lo Stagno Temporaneo Mediterraneo de “Lu Laccu Craparu” dove vi è presente la Marsilea Strigiosa Willd, specie a forte rischio di estinzione. Anche per questo motivo dalla stessa studiosa è giunta alle Amministrazioni pubbliche del Comune di Soleto e al Comune di Sternatia l'urgente sollecitazione al fine di avviare l'iter amministrativo per l'istituzione in quei luoghi dei necessari pSIC, Siti di Importanza Comunitaria, atti alla massima tutela di queste rarissime specie di felce che ad oggi in tutto il mondo paiono avere solo in quei “lacchi” i loro ultimi habitat relitti. Doline dai nomi suggestivi: “Laccu Feretru”, “Laccu Craparu”, “To Lacchi”, “Laccu de lu Lau”, “Li Puzzieddri”, “Violeddra”. Un importante input virtuosamente recepito dall'Amministrazione Comunale di Soleto e di Sternatia che si son pronunciate con la massima solerzia e favorevolmente mediante una prima importante delibera assunta in merito, delibera in cui si fa puntale menzione alla delicatezza di questi “habitat 'effimeri', estremamente vulnerabili e in via di rarefazione poiché su entrambi siti insistono diversi fattori di minaccia”! Sollecitati anche da questo importante ritrovamento scientifico che si aggiunge anche al valore culturale, storico-naturale ed etnografico dell'intero pianoro dove tanti racconti di cultura immateriale narrano storie di maghi e magie, fiabe e leggende, eventi di fatti mirabili, nel più magico dei contesti del Salento, quello che ha fulcro appunto, nella città di Soleto anche essa nota ai più quale la città dei “Macari”(ovvero dei “maghi”), per le leggende di streghe e stregoni, e maghi alchimisti, filosofi della natura, dei quali il più famoso è il mago Matteo Tafuri (Soleto nascita 1492– Soleto morte dopo il 1584).
Con questo primo appello i cittadini sensibili alle tematiche ambientali e di tutela del territorio vogliono porre una pietra miliare verso una piena e completa tutela che si riscontri in un totale cambio di rotta nella gestione amministrativa dei territori comunali e intercomunali di competenza, allontanandosi da quella deriva che, in particolare negli ultimi anni e mesi, ha letteralmente investito con una serie di assurde e sconcertanti sciagure ambientali e paesaggistiche accanitesi proprio contro il prezioso e unico pianoro de' “Lu 'Levitu”: decine e decine di squallide ed incivili discariche abusive, persino di ondine di eternit in amianto talune addirittura frantumate, che autorità preposte tardano ancora a rimuovere, mega discariche per recapitare rifiuti urbani provenienti da molteplici comuni del Salento progettate lì dove nel sottosuolo si raccoglie l'acqua potabile dell'intero basso Salento (in feudo di Corigliano d'Otranto), storture edilizie a base di cemento, spesso abusive e prive di alcun rispetto estetico-architettonico secondo lo spirito dei luoghi, cave relitte in attesa di opere di ripristino, bonifica e di rinaturalizzazione, assurdi mega-impianti fotovoltaici industriali disseminati a macchia di leopardo per tutto il pianoro, che offendono la vista con il loro aspetto surreale di “lager” recintati con filo spinato, muniti di sistemi di videosorveglianza e potenti fotoelettriche che illuminano le aree rurali nelle ore notturne a giorno impianti industriali in pregiate aree rurali contenenti teorie sterminate, a mo' di cimiteri post-bellici, di aliene basi di cemento e fredde imponenti strutture di metallo che, in assenza di cemento, trafiggono il suolo vergine, che sorreggono a copertura centinaia di vetri fotovoltaici, forse anche addirittura con celle di semiconduttore contenenti sostanze riconosciute tossiche quali il cadmio e l'arsenico, e dai quali si dipartono inquinanti cavidotti che percorrono per chilometri le belle antiche vie vicinali sconquassate trasformate in preoccupanti sedi di elettrodotti industriali possibili fonti emissive di elettrosmog, come pure emettitori di questo inquinamento le correlate cabine in cemento per la trasformazione elettrica.
A queste innegabili e intollerabili offese contro l'incommensurabile Genius Loci si vorrebbero aggiungere persino mega pale eoliche industriali in ogni dove e in ogni direzione, quando una sola di esse basterebbe per sfigurare irrimediabilmente l'intero contesto ed essere causa di un eccidio incalcolabile falcidiando tanti uccelli di molteplici specie, in primis, di rapaci che arricchiscono la notevole biodiversità del luogo. Il moto di riscatto della cittadinanza ha visto in questi mesi singoli cittadini rimboccarsi le maniche di fronte a un insopportabile immobilismo delle istituzioni preposte ed iniziare, essi stessi, a rimuovere i vari rifiuti incivilmente gettati nei campi de “Lu Levitu”, altri constatata la totale mancanza di sensibilità verso la strategica importanza per la salubrità e la ricchezza del territorio dei rimboschimenti hanno iniziato a raccogliere ghiande e altri semi di piante autoctone per procedere essi stessi alle prime opere di riforestazione, comitati civici si sono creati per fronteggiare la piaga delle energie rinnovabili industriali di fotovoltaico ed eolico che vuole abbattersi su questo cuore verde e fecondo di salubri prodotti della terra (olio, latte, essenze officinali spontanee e piante edule endemiche, etc.), di fronte al quale i comitati chiedono interventi urgenti di rimozione degli inquinanti e deturpanti pannelli ubicati anacronisticamente in piena area agricola, e per fermare la follia della nuova maxi-discarica progettata in feudo di Corigliano e la rimozione dei rifiuti già lì deposti senza alcuna premura in una vecchia cava-discarica.
Un interesse intercomunale per la salvezza di quest'area che vede anche la richiesta di urgentissimi interventi della Soprintendenza ai Beni Culturali, Paesaggistici, Archeologici e Architettonici per il consolidamento e il restauro dell'antica Torre Cumirri che svetta sulla serra di Corigliano d'Otranto e dalla quale si domina l'intero pianoro de “Lu Levitu”, nonché la richiesta a tutti i comuni del circondario di fermare in ogni modo e agendo in ogni sede istituzionale gli assurdi industriali mega pali eolici che come una spada di Damocle pendono sul futuro di tutti i cittadini e di questi bellissimi territori. Si aggiunge ora persino l'assurdo progetto per una grossa stazione di servizio stradale lungo la S.P. 367 (Km 9 + 863) con stoccaggio e distribuzione di idrocarburi (gas, gasolio e benzine) di poco distante dal prezioso sito del lago temporaneo “Craparu”; una incomprensibile follia che rischia di essere realizzare lungo la suddetta strada nonostante la presenza, lì prossime, di ben due ampie zone per parcheggio e stazione di servizio, mai edificate, a completamento dell'arteria stradale, su ambo i lati delle due carreggiate nei due sensi di marcia, (parcheggio “Lago Rosso” e parcheggio “Capoccia”), ora si vorrebbe sventrare un'area rurale nei pressi di una masseria dove insistono lembi preziosi di macchia mediterranea a Quercia spinosa (Quercus coccifera varietà calliprinos), e dove i muretti a secco sono stati recentemente ripristinati addirittura con pubblici finanziamenti proprio per la massima valorizzazione paesaggistica dei luoghi, il tutto in feudo di Soleto e a poche centinaia di metri dagli spazi invece già appositamente cementificati e asfaltati e predisposti a tal fine nel progetto originario della S.P. 367, impiegando importanti risorse pubbliche che in tal modo verrebbero assolutamente vanificate; uno sperpero di denaro pubblico inaccettabile e soprattutto aggravato da un ulteriore e ridondante consumo di suolo vergine sinceramente intollerabile.
Queste le ragioni per cui dai comitati locali si leva alle istituzioni comunali, provinciali e regionali preposte la richiesta di intervento per il diniego di ogni autorizzazione, o il loro ritiro se eventualmente già emesse. Se da un lato lo scenario di aggressioni è a dir poco sconcertante, e per certi aspetti conseguenza di una complessiva sedimentata, e si spera in via di dismissione, di certa mala 'cultura' politica, dall'altro lato la reazione indignata, ma al contempo positiva e attiva della gente che ama e vive in quel territorio è fonte di grande speranza e risorsa prima per la massima tutela rinascita di questo polmone verde preziosissimo tessuto connettivo vitale per i vari borghi che si dividono la sua cura amministrativa. E pertanto sulla base di questo attivismo e di questo spirito indomito dei cittadini che rivolgiamo un appello a tutte Istituzioni locali e regionali affinché avviino tanto nelle frazioni territoriali di competenza, quanto in maniera comune e coordinata tra loro una nuova politica volta alla rigenerazione naturale del paradiso comune che ora stiamo rischiando di perdere per sempre In merito si deve segnalare già una buona azione virtuosa iniziale compiuta dall'amministrazione di Zollino nel pianoro de' “Lu 'Levitu”, che ha bonificato, rinaturalizzato e rimboschito con piante autoctone una zona (in contrada Spallungano-Scomunica) caratterizzata dalla presenza di una cava adiacente alla S.P. 367, comprendendo come quell'arteria da sfregio al territorio debba essere invece convertita in una “strada parco” da percorrere ammirando il paesaggio storico-naturale recuperato e al contempo intervenendo mitigando l'impatto paesaggistico della medesima, con alberature siepi di piante della macchia mediterranea etc.
Un luogo, il pianoro, che con i suoi dedali di stradine vicinali è già un parco naturale nel cuore di tutti i cittadini, che lì, oltre all'applicarsi con amore e dedizione per la cura dei piccoli poderi dedicati alla coltivazione dell'ulivo e all'orticultura, nelle diverse ore del giorno si recano per praticare varie attività sportive (passeggiate, footing, jogging, ciclismo, etc), o per semplice relax nella natura. Si chiede pertanto che si avvii l'iter di istituzione del Parco di Massima Valorizzazione, Salvaguardia e Tutela del Parco de 'Lu Levitu' delle terre del Mago, con studio delle peculiarità caratterizzanti tutta l'area rurale siano esse botaniche, idro-geomorfologiche, paesaggistiche, partendo da un urgente censimento degli esemplari di ulivi secolari e monumentali, di tutte le specie arboree, essenze e biospecie rare e di pregio ivi presenti, individuazione degli elementi paesaggistico rurali, quali i tipici trulli e muretti in pietra calcarea locale fatti in muratura 'a secco' con recupero e ripristino di elementi rurali preesistenti attraverso un puntuale restauro paesaggistico-botanico, una più che necessaria rimozione e bonifica di elementi stridenti e deturpanti quali manufatti in cemento e costruzioni aliene, non di rado illegittime, attraverso la meticolosa individuazione e il pieno ripristino di vecchi percorsi carrai e di tratturi, tuttora esistenti e riconoscibili, componenti la fitta rete di percorsi di caratteristiche stradine interpoderali colleganti da secoli i borghi confinanti tra loro.
Assieme a queste urgentissime azioni di valorizzazione, salvaguardia e tutela questi sono i solidi pilastri che devono essere il saggio obiettivo di ogni virtuosa prassi amministrativa per la tutela de “Lu Levitu” che ci auspichiamo d'ora innanzi ispirino scrupolosamente l'azione degli amministratori aventi il dovere della tutela dell'ambiente, del paesaggio e della salute pubblica:
1. Decementificazione; 2. Rimboschimento; 3. Rinaturalizzazione; 4. Restauro storico-naturale del paesaggio nel rispetto del Genius Loci del territorio; 5. Ispirazione a questo Genius Loci per ogni intervento; 6. Bonifica dagli inquinanti; 7. Ciclo Rifiuti Zero; 8. Stop al Consumo di Territorio; 9. Agricoltura incentrata sulle filosofie del biologica, un’ agricoltura ovunque della salubrità; 10. Recupero della biodiversità naturale e agro-pastorale (e in tal merito si segnala proprio il buon esempio dato da Zollino); 11. Conoscenza partecipata del territorio; 12. Tutela dei Beni Comuni; 13. Rinnovabili davvero eco-sostenibili ovvero quelle che non danneggiano il paesaggio né impoveriscono l'agricoltura come i pannelli fotovoltaici sui tetti degli edifici recenti