La ricerca del petrolio sui fondali di fronte al litorale di Puglia promette di portare solo danni. L’esiguità dei possibili giacimenti, la cui portata si esaurirebbe, secondo alcuni, in poco più di un anno e mezzo, non giustifica affatto il costo ambientale richiesto alle popolazioni in termini di interferenze deleterie con l’attività di pesca, di sconvolgimenti inevitabili degli ecosistemi marini (nelle aree interessate affacciano riserve marine protette, parchi regionali e zone umide di assoluto pregio), di compromissione dell’industria turistica (stabilimenti balneari e strutture ricettive) che negli ultimi due anni proprio in Puglia ha mostrato segnali in controtendenza rispetto al generale calo registrato ovunque.

Il primo a lanciare l’allarme, un paio di settimane fa, il deputato di Monopoli, città a 40 km da Bari, Pierfelice Zazzera. Proprio nel mare di Monopoli e nella zona Sud tra le province di Bari e Brindisi (a una distanza che varia tra i 10 e i 37 km al largo) si segnalano tre punti di potenziale perforazione. Al momento, il ministero dell’Ambiente ha autorizzato solo le prospezioni sismiche (a colpi di proiettili ad aria, tecnicamente air gun) per la caratterizzazione delle aree oggetto dell’interesse delle società petrolifere (tutte con sede all’estero anche se in almeno in case partecipate da società italiane). Ma quei tre punti di prospezione sono diventati, nel frattempo, 7. Sui tavoli delle Capitanerie di porto competenti, infatti, sono arrivate richieste per l’avvio di attività in mare anche a Molfetta (20 km a nord di Bari) e poi a Gallipoli e a Taranto. Nel comprensorio della Capitaneria di Termoli, invece, ricadono i punti di interesse al largo delle isole Tremiti, sede di una delle più estese riserve marine di Puglia. E da Monopoli, i Verdi annunciano per bocca del portavoce Giuseppe De Leonibus: «I punti complessivi di possibile perforazione, in prospettiva sono addirittura 15, 5 dei quali nell’arco jonico».

{affiliatetextads 1,,_plugin}Gli elementi per rendere inquiete le popolazioni locali e le amministrazioni (compresa quella monopolitana che è retta da un sindaco di centrodestra, quindi affine al governo nazionale) ci sono tutti. Non ultimo il fatto che Regione e enti locali sostengono di aver saputo di questa campagna di ricerca del petrolio ormai a cose fatte, quando cioè ormai non era più possibile esprimere alcun parere. Una lettera, in realtà, risulta inviata dal ministero dell’Ambiente alle amministrazioni delle città costiere (compreso il capoluogo di regione, Bari) a gennaio. Ma gli uffici competenti di ciascuno dei Comuni in indirizzo sostengono di non averla mai ricevuta. In più, tra i due quotidiani scelti per rendere pubblica la procedura avviata ne è stato scelto uno («Il Giorno» di Milano) che non ha alcuna diffusione in Puglia. E così la protesta si sposterà molto presto in strada. Il comitato di cittadini cui già hanno dato la propria adesione Italia dei valori e Verdi si costituirà ufficialmente la prossima settimana, il 28 dicembre, e già si annunciano una serie di manifestazioni.

Decisamente duro l’attacco dell'assessore Introna al ministro Stefania Prestigiacomo: «Mentre sta rappresentando l'Italia al vertice di Copenhagen - dice Introna - sul clima, dal suo ministero arrivano bordate che renderanno la Puglia la pattumiera d'Italia e di Europa. I più grandi scienziati e i più eminenti statisti cercano modi per ridurre le emissioni di gas serra in Danimarca. Mentre il ministro si fa bella con discorsi sul Bel Paese, ci viene reso noto che risultano depositate alle Capitanerie di porto ben 7 nuove richieste di prospezioni geologiche per ricerche di gas e petrolio. La Regione non può neppure restare inerte. La Prestigiacomo sta a Copenaghen e i suoi uffici dicono che per il rigassificatore di Brindisi a due passi dalla case va tutto bene. Il Ministro parla al vertice Onu sull'ambiente, ma con una mano nascosta firma il raddoppio della centrale Eni di Taranto. Si tratta di scelte scellerate. Appena arriveranno i decreti, stia pur sicura il ministro che saranno impugnati dalla Regione».

(C) gazzettadelmezzogiorno