“Oggi, questa ennesima notizia - prosegue – che conferma il sospetto che a Roma si voglia aggirare qualunque ostacolo pur di raggiungere l’obiettivo preconcetto di impedire in ogni modo a Foggia ed alla Puglia di ospitare, così come previsto da una legge dello Stato del 2008, un organismo indispensabile in tema di sicurezza alimentare. Organismo che, peraltro, per chiara indicazione dell’UE deve avere carattere di terzietà e indipendenza. La bozza del nuovo regolamento del dicastero, invece, affidando tale compito ad organi interni, sembra andare esattamente nella direzione opposta. A conferma, questo, che su un tema così tremendamente attuale, quale la sicurezza alimentare, l’Italia al contrario degli altri Paesi europei, continui a non volersi adeguare”. “Alla rabbia per questo ennesimo tentativo di scippo – incalza Stefàno- che si vuole consumare ai danni della Capitanata e della nostra regione, si aggiunge il rammarico per non avere letto nè udito una sola parola al riguardo da parte della delegazione parlamentare pugliese che è nella maggioranza che governa il nostro Paese".

{affiliatetextads 1,,_plugin}“La Regione Puglia ha fatto tutto quanto è nelle sue prerogative, che erano e restano di natura politica, ma con l’ordine del giorno approvato dal Consiglio regionale il 28 luglio scorso, si è anche spinta ad impegnare la Giunta regionale a verificare in sede di bilancio di previsione 2011, e comunque dopo la effettiva attivazione dell’Agenzia a Foggia, il riconoscimento di un sostegno finanziario quale contributo all’avvio della definitiva operatività”. “Infine – conclude Stefàno – proporrò ai colleghi assessori delle altre Regioni di condividere un ordine del giorno da portare alla discussione della Conferenza Stato-Regioni, attraverso il quale sollecitare ancora una volta il governo nazionale a dare attuazione alla legge del 2008, perché è impensabile che il nostro Paese sia ancora sprovvisto di un organismo indispensabile nella regolazione dei processi e delle anomalie che alterano il sistema agroalimentare. Mi rimane, tuttavia, la convinzione di quanto sia attuale l’antico adagio popolare che recita che "non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire".