“Il ritrovamento di alcuni pregevoli manufatti di ceramica invetriata – continua il primo cittadino -, per la particolare fattura di raffigurazioni e colori, sono la prova della ricchezza e della vitalità del castrum di  Montecorvino”. “Questo sito è di una bellezza e di un’importanza che accrescono ad ogni campagna di scavi – spiega Lamarucciola – Per Pietramontecorvino e tutta la Capitanata è fondamentale continuare il lavoro iniziato in questi anni nella valorizzazione di un luogo che emoziona e apre uno squarcio sul connubio straordinario di storia e natura espresso da Montecorvino, dalla sua torre, dai resti della cattedrale e, adesso, anche dalla parziale emersione di una cinta muraria ben conservata. La priorità, a questo punto, è quella di trovare la risorse necessarie alla messa in sicurezza della torre”. Il sito di Montecorvino si trova su una collina posta al centro di un triangolo panoramico tra i borghi di Pietra, Motta Montecorvino e Volturino. L’area archeologica è dominata da una torre, costruzione imponente che si innalza fino a un’altezza di 24 metri e ha una base quadrangolare di 120 metri quadrati.

{affiliatetextads 1,,_plugin}E’ chiamata “La sedia del diavolo” per la particolare forma acquisita nel tempo in seguito ai crolli che l’hanno divisa longitudinalmente quasi a metà. Montecorvino e Pietra sono legati da un’eredità storica che, in questi ultimi anni, è al centro di un importante progetto, quello rappresentato dalla ricostruzione dell’identità di un territorio attraverso la valorizzazione del patrimonio archeologico dell’intera area. La zona in questione, nel 2008 e nel 2009, è stata oggetto di una prima campagna di scavi, realizzata dall’Università di Foggia, che ha permesso di compiere un’analisi più approfondita sulle aree poste nelle immediate prossimità della torre e dei resti dell’antico complesso religioso dimora di Sant’Alberto. Gli scavi hanno riportato alla luce l’intera planimetria della chiesa che, come ha evidenziato il ritrovamento di tre tombe, fu anche luogo di sepoltura. Sul web, l’Università degli studi di Foggia ha dedicato alcune pagine interessanti alla prima indagine archeologica che ha interessato il sito