Lecce, sul post S. Oronzo interviene Cesare Peluso, consigliere della terza circoscrizione dell’Italia dei Valori
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{affiliatetextads 1,,_plugin}C’è chi lavora in piccole botteghe che preferisce chiudere nella settimana della festa, per non dover pulire ogni mattina (già perché in questa città non è garantita nemmeno la pulizia, si deve procedere al “fai da te” e ognuno pulisce il suo uscio di casa). Chi lavora … e chi invece ci abita stabilmente in quelle stradine? Come fa? Non voglio e non oso immaginarlo. È forse giunto il momento che da cittadino, oltre che da consigliere di quartiere, io mi faccia portatore dell’indignazione generale che serpeggia tra la gente leccese. Ma non solo. Il mio intervento si propone anche di essere propositivo e di incoraggiare l’amministrazione comunale a ripensare totalmente la nostra Festa.
Credo infatti che sia poco dignitoso per una città d’arte e di cultura, per di più in occasioni religiose che Lecce si trasformi in una tendopoli a cielo aperto, offrendo a cittadini e turisti il peggio di sé con bancarelle piene di inutili oggetti che nulla hanno a che vedere con la nostra identità salentina e meno che mai con i Nostri Santi Patroni. Sarebbe opportuno introdurre un criterio selettivo per dispensare concessioni ad occupare e ad insozzare le nostre belle vie, un criterio basato sulla qualità di ciò che si vende e che sia in linea con la tradizione della nostra terra. Questo è un periodo dell’anno in cui Lecce si riempie di turisti e io propongo che la fiera di Sant’Oronzo offra loro prodotti tipici della nostra terra e prodotti del nostro artigianato, le opere dei maestri cartapestai che potrebbero dare lustro alla nostra arte e alla nostra cultura. A proposito di cultura: la Santa Processione, per non passare inosservata tra un nugolo di bancarelle e per restituirle la solennità che merita di avere dovrebbe essere promossa con una guida scritta in cui si illustrano gli abiti, gli stemmi e la storia delle varie Confraternite che vi partecipano. Qualcosa che i nostri nonni conoscevano bene, ma che noi ragazzi ignoriamo del tutto. Per restituirle poi, come dicevo, la solennità che merita, sarebbe di buon gusto che i politici locali evitassero di accodarsi per fare un’inutile sfilata o, come l’ha giustamente definita Sua Eccellenza Monsignor Arcivescovo, una “passerella”.
Finanche i tradizionali fuochi pirotecnici son stati alquanto deludenti e in forma ridotta. Credo che il problema sia sempre quello che pochi giorni fa l’amministrazione comunale ha sommessamente dovuto ammettere: c’è un indebitamento del Comune che ammonta a 11 milioni di euro! Avete capito bene, 11milioni!
Con tale annuncio nel giorno del Patrono ho potuto dare una spiegazione anche alla ciliegina sulla torta di tutta questa festa di Sant’Oronzo 2010, quel volgare slogan che campeggia su enormi manifesti e che pubblicizzava questi giorni: “vi facciamo la festa”. All’inizio pensavo solo che fosse una spiritosaggine fuori luogo, una di quelle che si fanno e si dicono tra ragazzi, ma poi, dopo la notizia del buco di 11 milioni il senso è apparso chiaro perché chi altri dovrà pagare questo indebitamento? Gli stessi che hanno pagato e ancora pagano la recessione mondiale: i cittadini, i lavoratori con tasse, tributi e contributi!
Lecce, 29 agosto 2010
Cesare Peluso
consigliere della terza circoscrizione
dell’Italia dei Valori