Fonti rinnovabili, Carlantino ricorre al Tar contro la Regione Puglia
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{affiliatetextads 1,,_plugin}Non solo, nell’occasione, l’ente comunale fu apprezzato dai rappresentanti della Regione, sia per l’adesione al Patto dei Sindaci sull’energia sostenibile sia per la partecipazione al programma comunitario “Elena”. L’amara sorpresa per il Comune di Carlantino, si è avuta, invece, all’atto della pubblicazione del regolamento, poi impugnato dallo stesso comune, che ha sancito, confermandoli, tre amplissimi vincoli: il vincolo SIC (siti d’importanza comunitaria) che ricopre il 75% del territorio comunale, il vincolo IBA (area importante per gli uccelli) che riguarda l’intero territorio comunale e il vincolo “Area Tampone” che riguarda il 25% del territorio. E’ del tutto evidente che la scelta adottata dall’ente regionale è di totale preclusione per la realizzazione di impianti da fonti energetiche rinnovabili e palesa, a parere del sindaco D’Amelio, una vera e propria “schizofrenia amministrativa” che impone lo stesso vincolo più volte nella medesima area.
Il percorso che ha condotto la Regione Puglia all’approvazione delle Linee Guida è in contrasto con i principi di necessaria partecipazione dei soggetti interessati alla istruttoria (in questo caso il Comune di Carlantino). Anche una sentenza della Corte Costituzionale ha stabilito che la Regione Puglia “non può provvedere autonomamente alla individuazione di criteri per il corretto inserimento nel paesaggio degli impianti alimentati da fonti di energia alternativa”. Il provvedimento risultante è ingiustamente gravoso per una realtà come quella carlantinese, sempre ligia alla tutela del territorio, tant’è che allo stato non è stato realizzato alcun impianto. Appare incomprensibile che l’intero territorio di Carlantino sia sottoposto a vincolo mentre nei comuni vicini sono già in funzione impianti eolici e fotovoltaici. “L’impressione che la Regione abbia voluto imporre una sorta di moratoria è davvero forte – ha dichiarato D’Amelio - come altrettanto inaccettabile è l’idea che chi ha già realizzato può continuare sulla strada intrapresa e chi, invece, è stato osservante delle regole oggi non può far altro che assistere al consumarsi di questa vera e propria ingiustizia”.
{affiliatetextads 4,,_plugin}Da un punto di vista giuridico, nessun Comune può subire divieti generalizzati per la realizzazione di impianti alimentati da fonti rinnovabili. Il decreto ministeriale emanato in materia dal Ministero per lo Sviluppo Economico lo settembre sancisce che “l’individuazione delle aree e dei siti non idonei per la costruzione degli impianti non può riguardare porzioni significative del territorio né tradursi nell’identificazione di fasce di rispetto di dimensioni non giustificate da specifiche e motivate esigenze di tutela”. La Regione Puglia inoltre, avrebbe dovuto individuare nell’ambito delle aree sottoposte a vincoli quelle zone particolarmente sensibili (o vulnerabili) dove rendere impossibile la costruzione di singole tipologie di impianti. L’ente regionale, in più, avrebbe dovuto motivare per ciascuna tipologia d’impianto ritenuta incompatibile le ragioni specifiche di detta incompatibilità. Porre un vincolo assoluto è illegittimo poiché il potere di vincolo attribuito dalla normativa statale all’ente regionale è orientato a individuare singole realtà dove è preclusa l’installazione di specifiche tipologie di impianti e non a creare un divieto assoluto. Infine, dalla lettura delle ragioni che motiverebbero l’apposizione di questi vincoli si desumerebbe che tutto il territorio di Carlantino sia una sorta di paradiso naturalistico-ambientale degno di massima protezione.
Ciò, purtroppo, non corrisponde alla realtà. L’area del comune carlantinese è interessata dalla presenza di fauna e flora in modo assolutamente non differenziato rispetto a quanto accade in gran parte del territorio pugliese dove sono presenti sia impianti eolici che fotovoltaici. Una più accurata valutazione della realtà avrebbe potuto consentire l’installazione di impianti da fonti pulite rispettando al contempo l’interesse pubblico a non deturpare il patrimonio naturalistico. In conclusione, il Comune di Carlantino assicura che la realizzazione del parco previsto (in tutto 6-7 pale) non avrebbe ripercussioni negative sull’habitat e sugli animali.