Utilizzando le più avanzate tecnologie della moderna agraria tipo le coltivazioni idroponiche (senza terra) o serre ad alta redditività, abbinandole al crescente interesse dei consumatori verso i prodotti biologici, stanno, peraltro, consentendo la creazione di nuovi modelli di business.

Al bando gli sprechi in questi moderni “campi urbani”. In gran parte dei casi sperimentati si è scelto, infatti, di bandire gli antiparassitari per tecniche naturali di protezione dai parassiti e peraltro, si utilizza acqua riciclata.

{affiliatetextads 1,,_plugin}Una cooperativa canadese “Lufa Farms” (www.lufa.com) sulla scorta del motto “Fresco, Locale, Responsabile” ha da poco iniziato a vendere a Montreal l’ortofrutta chilometro-zero coltivata sui tetti che a partire da un edificio tutto di cemento armato sono riusciti a realizzare una serra di un ettaro e coltivarvi tutto l’anno pomodori, cetrioli, peperoni e altri ortaggi.

Un'altra possibilità di colture in città allo studio d’importanti centri di ricerca americani a partire dalla Columbia University è dettata dalla cosiddetta agricoltura verticale (vertical farming), vale a dire coltivare cibo sui grattacieli o anche nei magazzini con l’aiuto di luce artificiale, utilizzando piante e materiali bio.

Insomma, un pout porry di idee per un sistema di sviluppo ecosostenibile che Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti” ritiene possa essere adottato anche in Italia magari coniugando l’utilizzo del fotovoltaico sui tetti che in molti luoghi del Belpaese viene già installato sulle serre agricole.