E’ chiaro che dall’alto dei palazzi i problemi non si percepiscono, o meglio, vi si vuole soprassedere. Se il malessere nei confronti delle politiche economiche globali si percepisce da New York a Tokyo, a Roma il tutto acquista una sua peculiarità e da parte degli indignados italiani diventa motivo di protesta (N.B. pacifica) nei confronti di chi, dall’alto di quei palazzi blindati, sta privando intere generazioni di un futuro facendo in modo che il concetto stesso dell’indignazione venga cancellato dalle coscienze.

La presenza dell’ARCI Paisà forse è stata una goccia nell’Oceano, ma le nostre, di coscienze, al ritorno sono diverse: senza i filtri della stampa, della televisione…è stato tutto reale, soprattutto la paura. La legittima voglia di condividere e di scambiarsi le esperienze interrotta da quel sempre più folto manipolo di ragazzi comparso imporovvisamente dietro di noi mentre si maschera e si arma lentamente a preavvisare un attacco nei confronti delle forze dell’ordine un isolato più avanti mentre ARCI, Legambiente, Immigrati sono tra incudine e martello, schiacciati e disarmati. Si devia, si scampa il pericolo ma a Piazza San Giovanni è improvviso, non si capisce come e perché. Si percepisce solo una cosa: l’esistenza di un copione il che rende tutto tragicomico, un “teatrino” come criticamente afferma un compagno. Ci disperdiamo e l’obiettivo è raggiunto da parte di chi ha mosso i fili ma gli abitanti lo sanno, lo sapevano da giorni come sarebbe andata e ci dicono senza parafrasare: vogliono mettere in cattiva luce la brava gente!

Alcuni passanti candidamente ci informano che un gruppetto di questi fantomatici Black Bloc era al bar a prendere il caffè poco prima degli scontri, tutti in alta uniforme, ben visibili e per di più vicino ad una caserma delle forze dell’ordine ma non vengono fermati…la domanda nasce spontanea: perché?

Ci ritroviamo in serata nel pullman del ritorno, ognuno con il suo racconto ma con poche parole, distrutti, impotenti e ancora più indignati…