Le alte temperature, superiori ai 32 °C,  registrate nel periodo estivo in modo prolungato hanno invece ostacolato lo sviluppo e la diffusione dei parassiti consentendo di ottenere nella fase di raccolta olive sane con conseguente ottenimento di oli di alta qualità. Si registra infatti una scarsa presenza o assenza di mosca delle olive, parassita principale che interessa le drupe nel periodo della maturazione determinandone la degradazione. Anche sul fronte della “lebbra delle olive”, che ha creato non pochi problemi alla olivicoltura salentina, le condizioni climatiche hanno consento di registrare una abbassamento della virulenza dei funghi, per cui si prospetta una annata sicuramente migliore di quelle precedenti. Le indicazioni tecniche suggerite dai nostri Uffici regionali e dall’Università di Bari hanno anche consentito di indirizzare gli olivicoltori salentini nel controllo della malattia contribuendo ad ottenere olive sane e le prove sperimentali condotte quest’anno potranno ulteriormente migliorare i sistemi di controllo della “lebbra delle olive”.

Va evidenziato, inoltre, che con la mancanza di trattamenti fitosanitari si potrà ottenere un olio extravergine di elevata qualità per l’assenza dei residui di fitofarmaci, su cui il consumatore moderno è particolarmente attento ed esigente poiché richiede sempre più una alimentazione sana. Su tali premesse possiamo certamente abbinare alle caratteristiche salutari dell’olio extravergine di oliva, elemento fondamentale nella nostra dieta mediterranea, quelle di prodotto di una annata 2001 di ottima qualità. Importante e fondamentale per ottenere tale risultato è anche l’attività dei frantoiani, che stanno assumendo oggi ruolo di responsabilità nel rinnovare la tecnologia di estrazione, con sistemi che consentono di migliorare e di non alterare la fragranza e le caratteristiche organolettiche dei nostri oli. Da un prodotto sano quale previsione dell’annata 2011 è assolutamente necessario ottenere degli oli extravergini che presentino un grado di acidità basso e caratteristiche organolettiche in grado di superare brillantemente l’esame del panel-test. Importante anche il dato quantitativo della produzione 2011 stimata intorno a 1.800.000 qli di olio.

Oggi il simbolico e augurale avvio delle operazioni di raccolta da parte dell’assessore alle Risorse agroalimentari della Regione Puglia Dario Stefàno in visita negli oliveti di Bitonto. “Un segmento storico che appartiene alla storia produttiva della nostra regione, eppure ancora con molte potenzialità inespresse – ha dichiarato l’assessore Stefàno – La nostra regione è nel 2011 il principale  bacino produttivo nazionale, come rivela un interessante studio condotto da Teatro Naturale e Italia Oggi, con una produzione che permetterà all’Italia di continuare ad essere il secondo Paese europeo, dopo la Spagna. Una leadership nazionale che tutti ci riconoscono e che comincia a farsi spazio anche sul fronte della qualità, a cui forse i pugliesi per primi devono imparare a crederci di più. Non ci nascondiamo certo dietro ad un dito, le difficoltà e i problemi ci sono, ma io mi ostino a pensare ad un comparto olivicolo virtuoso sull’esempio del vitivinicolo. La strada è impegnativa ma ci sono tutte le premesse per legare, come altre realtà italiane di successo, l’identità territoriale ad un prodotto di indiscusso gusto e qualità.

La via intrapresa è quella giusta, ed i riconoscimenti che i nostri oli registrano in via crescente negli anni più recenti ci incoraggiano a spingere sull'acceleratore dell'aggregazione della base produttiva e della migliore qualificazione della nostra filiera regionale, per continuare a cercare strumenti capaci di elevare il reddito dei nostri produttori primari, ma anche per continuare a crescere nella capacità di comunicare meglio la nostra produzione ed il valore di ciò che produciamo. Solo questo ci consentirà di divenire definitivamente anche partner commerciali affidabili”.

Aspetti tecnici

La coltivazione dell’olivo in Puglia occupa una superficie di 370.000 ha, cioè,  il 41% del totale regionale, facendo della regione la prima in Italia per olivicoltura, seguita da Calabria e Sicilia. Il paesaggio costiero è puntellato da maestosi e imponenti ulivi secolari, che conferiscono al territorio un aspetto seducente. Il patrimonio arboreo è di circa 40 milioni di piante. Nelle ultime annate sono state prodotte quasi 250.000 tonnellate di olio, pari al 37,51% del totale nazionale. Vi sono 240.000 aziende, 1.200 sono frantoi. La ricchezza olivicola della Puglia si evidenzia con la diversità delle aree di coltivazione con 5 Denominazioni di Origine Protetta e 53 varietà.

Le produzioni pugliesi  negli anni precedenti

 

Qli/anno

2010

Qli/anno

2009

Qli/anno

2008

Qli/anno

2007

Olive

11.723.000

10.102.300

11.679.200

10.789.311

Olio da pressione

1.648.153

1.523.401

1.903.000

1.906.000

 

 

 

 



Dati ISTAT

le denominazioni pugliesi

La provincia di Bari rappresenta 41% della superficie olivicola regionale ed è il luogo della DOP Terra di Bari; in cui primeggiano le varietà Coratina, Cima di Bitonto e Cima di Mola.

La provincia Foggia con il 10% dell’olivicoltura pugliese, oltre Coratina, presenta varietà tradizionali come Provenzale o Peranzana, la Rotondella, e l’Ogliarola Garganica; l’olio DOP di quest’area è il Dauno.

Nella provincia di Brindisi, con una produzione olivicola del 16% sul totale regionale, primeggiano l’Ogliarola Salentina e la Cellina di Nardò. La DOP attribuitagli è Colline di Brindisi.

La provincia di Taranto produce quasi l’ 11% dell’olio regionale, ha ottenuto la DOP Terre Tarentine. Le cultivar più significative, oltre alle varietà locali, sono l’Ogliarola Salentina, la Pizzuta di Massafra e la Cellina di Nardò.

La parte più estesa del Salento rientra nella provincia di Lecce, la cui produzione olivicola regionale è pari al 22% di quella regionale. La DOP “Terra d’Otranto” esprime le caratteristiche qualitative di questo territorio e delle cultivar tradizionali che sono Ogliarola Salentina e Cellina di Nardò.

olivicoltura biologica

La terra di Bari primeggia con la metà delle aziende biologiche, seguita da Foggia, Lecce, Brindisi e Taranto. La diversità ambientale del territorio regionale, da nord a sud, le differenti cultivar, le distinte tecniche di coltivazioni e di esperienze olivicole hanno fatto della Puglia un fervido laboratorio dell’extravergine, in cui si avvicendano tante qualità, tradizioni alimentari e culturali che hanno permesso il consolidarsi di vivaci esperienze olivicole biologiche. La Puglia si conferma regione leader in questo senso. Il 30% della superficie italiana di olivicoltura biologica ha sede in questa regione, con un’incisività circa del 30% sulla produzione di extravergine regionale. Sulla base degli ultimi dati, la produzione di olio biologico pugliese è di oltre 19.000 tonnellate di olio extravergine ricavato da più di 42.021 ha di oliveto biologico utilizzando 80 frantoi certificati diffusi su tutto il territorio regionale.

denominazioni commerciali

Le denominazioni commerciali sono rigorosamente codificate dalla Unione Europea nella direttiva 136/66/CEE. Il Reg.CE 2568/91 e in ultimo il Reg.CE 1989/03 individuano le seguenti categorie di oli di oliva:

Denominazione

Acidità (%)

Note

Olio extra vergine di oliva

≤ 0,8

Ottenuto tramite spremitura meccanica a freddo.

Rappresenta l’unico olio che racchiude le qualità idonee per l’alimentazione

Olio di oliva vergine

≤ 2,0

Ottenuto tramite spremitura meccanica a freddo.

Olio d'oliva composto di oli d'oliva raffinati e oli d'oliva vergini

≤ 1,0

 

Olio di sansa di oliva raffinato

≤ 0,3

Ottenuto tramite raffinazione.

Olio di sansa di oliva

≤ 1,0

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



Ulivi e uliveti monumentali

Nell’area del Mediterraneo la Puglia è il luogo di elezione per la coltivazione dell’olivo. Ormai parte della nostra identità, la sua coltivazione è  strettamente connessa alle condizioni climatiche della Regione e alla sua storia. L’olivicoltura ha quindi radici lontanissime, ed è stata una parte importante dell’economia di larghe parti del nostro territorio nel corso dei secoli. Testimoni di questo fondamentale ruolo sono gli ulivi monumentali, che sono stimati in circa 5 milioni di piante: la legge regionale 14 del 2007, unica legge in Italia, tutela questo inestimabile patrimonio. La scelta di tutelare gli ulivi e gli uliveti monumentali di Puglia è strategica, al fine di preservare lo straordinario valore di un’agricoltura e di un paesaggio unici al mondo. Oggi abbiamo le prime 13.000 piante monumentali censite ed entrate nell’elenco regionale che ne garantisce la tutela. È importante osservare che molti produttori stanno provvedendo all’auto-censimento dei propri ulivi, sintomo di una nuova sensibilità.

È però fondamentale, perché l’olivicoltura tradizionale sia mantenuta e conservata, che essa generi convenienza economica per le aziende. L’obiettivo in questa direzione, prevista dalla legge regionale, che deve essere sinergica con le politiche di sviluppo rurale, è quello della valorizzazione della sua produzione, che dovrà basarsi sui fattori chiave della qualità e della tipicità. In Puglia abbiamo esempi positivi in questo senso, dal Gargano fino al Salento. La menzione speciale “olio prodotto da uliveti monumentali” può oggi fondare la sua operatività su recenti scoperte: infatti, ricerche scientifiche realizzate in Puglia hanno individuato differenze significative degli oli pugliesi prodotti da ulivi secolari.

La Puglia è quindi pronta a cogliere le opportunità di valorizzazione e promozione di questa tipologia di oli su una base scientifica forte. Su  queste basi, operare per affermare la tipicità degli oli pugliesi è una realtà. Alcune realtà di produttori (PIF, O.P.) stanno già lavorando in questa direzione.