Perchè alle primarie sceglierò Nichi Vendola. Di Carlo Paolini (lista Emiliano)
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Il dibattito che ha impedito da subito tale decisione è stato tutto imperniato sulla questione dell’allargamento della maggioranza attuale all’UDC di Casini, senza entrare nel merito delle azioni di governo della giunta di centro-sinistra con la guida di Nichi Vendola.
Tale giunta ha fin troppe “frecce al proprio arco” per dimostrare che non solo ha complessivamente ben operato nei vari ambiti, ma che ha anche posto serie basi su cui continuare per fare della Puglia una regione di riferimento autorevole e qualificato nel nostro Mezzogiorno, in Italia, in Europa e in Oriente.
Basti ricordare a mo’ di esempio il ribaltamento delle politiche sociali da mera assistenza a politiche di prevenzione, il costante richiamo al rispetto dell’ambiente e dei suoi diritti (a Taranto si sta vincendo una grande battaglia sull’inquinamento atmosferico), la valorizzazione della nostra memoria, la trasformazione graduale del precariato in lavoro stabile in netta controtendenza rispetto alle scelte governative nazionali ( significativa la “internalizzazione” dei precari della sanità o l’aver stimolato progetti didattici di recupero, in cui hanno trovato lavoro quei docenti precari che il governo Berlusconi ha espulso dopo anni dalla scuola), le scelte di tutela urbanistica e del paesaggio. Un lavoro complessivamente positivo che soltanto la cecità della politica attuale ha messo in discussione in una contrapposizione estremamente autolesionista. Per chi come me viene dalla scuola di Aldo Moro, un grande politico e statista italiano, sa perfettamente che “l’aggregazione delle forze politiche nelle coalizioni di governo ha nella sua visione un obiettivo che va oltre la formazione delle maggioranze parlamentari e di governo ed investe i fondamenti stessi della democrazia”, in altre parole il dovere di ricercare la condivisione su valori e scelte programmatiche.
{affiliatetextads 1,,_plugin}Cosa ci dice l’UDC in Puglia sull’acqua bene pubblico a cui la città di Bari ha dato, insieme a molte altre città italiane, la sua adesione e qual è la sua posizione circa l’iniziativa popolare per la ripubblicizzazione della gestione delle acqua? Cosa ci dice l’UDC di Casini sul rapporto fra sistema sanitario pubblico e sanità privata? Perché scegliere la vecchia politica dei “due forni” (con il centro-destra o con il centro-sinistra a seconda delle convenienze territoriali)? Cosa ci dice l’UDC sulle politiche di contrasto al lavoro nero e su quelle attuate per l’accoglienza, premiate dell’Unione Europea tra le migliori pratiche amministrative dei 27 Paesi, assegnazione fatta peraltro da un Comitato internazionale composto a maggioranza da esponenti del gruppo di centro-destra del Ppe? E si potrebbe continuare con le politiche di aiuto diretto alle famiglie meno abbienti…
Ecco perché ritengo errata l’impostazione politica di D’Alema e Boccia: si deve vincere per realizzare un programma condiviso e mai contro qualcuno (Berlusconi o altri) perché prima o poi queste alleanze sono destinate a ribaltarsi, come ha insegnato l’ultimo governo Prodi.
La ‘primavera’ pugliese ha visto e può ancora vedere insieme due grandi protagonisti, Emiliano e Vendola, che possono essere a mio avviso gli artefici di una riforma della politica.
Per questo la scelta del futuro candidato alla presidenza della Regione non può essere condizionata da un falso concetto di fedeltà: per questo ci sono gli atti consiliari che costituiscono una manifestazione concreta di coerenza e lealtà amministrativa e politica.
*Consigliere comunale lista Emiliano per Bari