“Dal punto di vista della longevità ho ambizioni paragonabili a quelle del presidente del Consiglio, quindi non vi lascerò nel 2013 ma nel 2100”. Le mire politiche di Vendola, si fermano alla Regione e Palazzo Chigi (per il momento) resta lontano. Il riconfermato presidente “rivendica” però “la normalità nei rapporti tra i diversi livelli istituzionali. Una Regione non governa contro i Comuni o il governo nazionale”, e viceversa: “Ho chiesto a Berlusconi che la Puglia abbia la possibilità di un’interlocuzione autentica”. Quando? “Mi ha telefonato per congratularsi per la mia elezione. Una telefonata molto apprezzata, molto gentile, molto affettuosa. Gli ho indicato la necessità di portare su un piano differente i rapporti tra governo regionale e governo centrale. Del resto i problemi per cui sono le Regioni ad aver violato il patto di stabilità non sono oggettivi ma nati da una modalità maliziosa e un po’ malvagia di non modificare regole che erano assolutamente arbitrarie”.
BRINDISI – Marcello Rollo ha comunicato ufficialmente la sua uscita dal Pdl. Ha affidato ad una nota, inviata a Silvio Berlusconi, Gianfranco Fini, Raffaele Fitto, Antonio Distaso e Rocco Palese, la sua decisione ma anche la sua amarezza verso quella che ha definito una politica “fatta di azioni scellerate” quella di Luigi Vitali e Michele Saccomanno. Prove di riavvicinamento con l’amico Massimo Ferrarese? Forse. Ma intanto Rollo sul futuro intende aspettare senza restare in silenzio.
Puglia-Campania 3-0. Se fosse una partita di calcio, si sarebbe conclusa con un risultato all'inglese. E invece, rappresenta il solito teatrino all'italiana. Questa mattina abbiamo assistito all'ennesimo caso di menefreghismo, che stiamo denunciando da una settimana e, andando a ritrovo, da quasi cinque anni. La visita di Nichi Vendola è sintomatica di un interesse forte da parte dei pugliese. Certo, c'è la ferrovia di mezzo. Ma dovrebbe – e sottolineamo il condizionale – riguardare anche la Campania. Quantomeno, l'Irpinia. E invece, nisba. Al capezzale del malato Montaguto, infetto da un morbo chiamato frana, è accorsa solo la Regione Puglia. E stavolta, col suo uomo più rappresentativo: il presidente.
“Le calamità naturali se ne fregano dei confini amministrativi, così come i confini amministrativi se ne fregano della natura. Qui occorre passare oltre, è un problema congiunto. Questa è una parte dell'Italia che grida vendetta”.
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Lunga riunione, l’altra mattina, a Palazzo Dogana per discutere di rimpasto. Al momento non si intravedono soluzioni, il dibattito si è arenato sull’intransigenza di alcuni consiglieri circa i posti in giunta. Che sono dieci: da azzerare, come richiesto dalle frange più polemiche, o da mantenere nei soliti assetti salvo modifiche necessarie. La Destra di Paolo Agostinacchio, da lui rappresentata in consiglio, reclama a viva voce un assessorato. L’ex sindaco di Foggia considera l’eventuale gesto di Pepe come “premio” per il contributo dato al Pdl. Sullo sfondo le regionali, con eletti e sacrificati alla causa ma pur sempre portatori di voti.
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«Mi dimetto perché non ha più alcun senso fare il parlamentare. Le Camere sono state svuotate di ogni loro funzione. Non hanno più alcun potere di iniziativa legislativa e sono state messe nella condizione di fare solo il notaio della volontà del governo». A lanciare il suo j'accuse contro un sistema che mortifica il ruolo del «legislatore-principe» è Matteo Brigandì, deputato e avvocato della Lega. Martedì prossimo Montecitorio dovrà discutere le sue dimissioni presentate con una lettera al presidente della Camera Gianfranco Fini già prima delle ultime elezioni. «Io non me ne vado dalla Lega sia ben chiaro - precisa subito Brigandì - semplicemente non sopporto più questa ipocrisia. Fare il parlamentare, adesso come adesso, non ha più senso.
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